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Il perdurare di situazioni caotiche e disordinate nei mercati nazionali ed internazionali rischia di generare ancora più tensioni all’interno delle aziende e nei team di lavoro. In condizioni poco gioiose si notano i comportamenti più disparati da parte di imprenditori e manager, il che sottolinea come la capacità di mantenere lucidità e sangue freddo è la qualità più rara ed importante di questo momento storico. Più volte abbiamo sottolineato che l’istinto è nemico di un corretto approccio relazionale e motivazionale anche se molte aziende e molti imprenditori considerano l’istinto un’arma vincente in momenti di incertezza. Forse l’istinto può essere un’arma vincente quando si deve scegliere una strategia e ci si muove nell’assoluta incertezza, certamente diventa un’arma spuntata quando ci deve relazionare con persone interne all’azienda, che vivono l’incertezza in modo diverso rispetto ad un imprenditore o un manager.
Ricordiamo ciò che è definito come “Il Processo del Management”, che si articola in 4 fasi:
1. Pianificazione strategica: riguarda le definizione degli scopi aziendali a medio termine e la definizione di obiettivi a breve ed a medio-lungo termine
2. Organizzazione: riguarda la definizione delle modalità operative e cioè tutto il processo di implementazione del piano di azione necessario per concretizzare una strategia pianificata
3. Motivazione: impostare dinamiche motivazionali con le singole persone ed i team di lavoro, è un passaggio essenziale per essere focalizzati sulla efficacia verso gli obiettivi aziendali.
4. Controllo: è la fase in cui si opera il confronto tra i risultati ottenuti e la pianificazione effettuata a monte, per identificare le discrepanze e procedere con azioni correttive.
Nelle aziende italiane succede piuttosto spesso che ci si focalizzi sull’ organizzazione e sul controllo, dedicando poco tempo alla definizione della visione prospettica di lungo periodo, che porta ad una corretta pianificazione strategica, e saltando a piedi pari la motivazione delle persone e dei team, passando quindi dalla fase di organizzazione direttamente alla fase di controllo, che, notoriamente, non brilla certo di luce motivazionale.
Nelle fasi di pianificazione strategica, organizzazione e controllo, l’attenzione è focalizzata sugli obiettivi, sui processi e sui risultati, mentre la fase della motivazione è l’unica che riserva un po’ di importanza alle persone. Oggi è determinante avere persone motivate, perché è l’unico modo per avere contributi di creatività in nuove idee o in nuove visioni, e perché il cliente percepisce immediatamente se l’azienda con cui si sta rapportando opera con passione o se semplicemente esegue il “compitino”, con evidenti ripercussioni su tutto il ciclo commerciale. Ma non finisce qui. Credo che da qualche tempo si stia facendo strada una quinta fase, che si inserisce tra la motivazione ed il controllo: la fase della fiducia. La presenza della fiducia stabilisce la differenza tra le aziende che applicano metodi motivazionali perché si fa bella figura, e quelle che operano sulla motivazione per profonda convinzione del management e/o della proprietà. Oggi la fiducia è la cartina tornasole della motivazione: se ho fiducia nelle mie persone riesco sempre a trovare il modo giusto per motivare, ma, se non ho fiducia, qualsiasi iniziativa intrapresa verso la motivazione è destinata a fallire o, peggio, ad essere controproducente. La conferma di ciò che affermo è nell’approccio alle attività di controllo: in presenza di fiducia e motivazione l’attività di controllo è vista dalle persone in modo positivo perché è orientata alla crescita al punto che, spesso, si assiste ad un coinvolgimento delle persone nella definizione delle modalità operative del controllo. Diversamente, in assenza di fiducia, la funzione di controllo è subita dalle persone, che assumono comportamenti orientati ad eludere o a rendere inefficace il controllo imposto dall’azienda, evidenziando disaccordo con le modalità scelte per il controllo. In caso di controllo senza fiducia ed imposto dall’azienda, le persone capiscono che l’obiettivo vero non è la crescita delle persone, ma è più facilmente la ricerca di un colpevole, con tutte le poco piacevoli conseguenze che ne derivano.
In chiusura un accenno al concetto di responsabilità: una persona motivata è certamente più responsabile di una poco motivata, e, se è responsabile, è già di per se orientata al controllo della propria attività. Ancora una volta ricordiamo che la fiducia e la motivazione hanno anche la piacevole caratteristica di essere “gratis”, il che non guasta, mentre l’assenza di fiducia e di motivazione generano costi di inefficienza e di inefficacia forse difficili da quantificare, ma che è ragionevole pensare esorbitanti, sia in termini di mancate opportunità nel breve termine, ma anche in un mancato sviluppo del potenziale esistente in azienda nel medio-lungo termine.