Tondelli gay, Tondelli edonista, Tondelli blasfemo, rockettaro, figliol prodigo…Il grande scrittore correggese, morto di aids a 36 anni il 16 dicembre 1991, è stato un uomo poliedrico, tipicamente postmoderno: non sarebbe piaciuto né a Putin né al Patriarca Kirill. Il suo nomadismo intellettuale lo ha portato a cimentarsi sui temi più disparati, sempre con una straordinaria maestria espressiva, figlia anche di una cultura letteraria enciclopedica. Amava viaggiare, e alle città nelle quali ha vissuto ha dedicato pagine memorabili. Anche Reggio Emilia lo ha ricordato. Enrico Brizzi e Massimiliano Collini lo hanno celebrato alla Libreria del Teatro di Nino Nasi, l’amico libraio che spedì il manoscritto di Altri libertini ad Aldo Tagliaferri alla Feltrinelli, che poi lo pubblicò. Le manifestazioni ufficiali al Valli e a Correggio si sono concentrate su aspetti collaterali della sua multiforme attività, come lo scouting di giovani talenti letterari, e sui ricordi di un altro celebre correggese, il rocker Ligabue, che, pur avendo abitato nello stesso condominio della famiglia Tondelli, non frequentò mai il grande scrittore. L’interpretazione della sua parabola umana e letteraria, che ne fanno da anni la rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica e il suo direttore Antonio Spadaro, quella del Tondelli “narratore cristiano inconsapevole”, si basa su appunti confusi, schizzati a mano da Tondelli negli ultimi mesi di vita sulle pagine di un paio di libri, e in parte sul suo legame con la religione cristiana, che lo scrittore non ruppe mai del tutto. Tondelli era affascinato dalla liturgia cattolica, avrebbe voluto scrivere un libro intitolato Sante Messe. La visione di Spadaro è molto contestata, in particolare da Sciltian Gastaldi, autore del bel saggio Tondelli scrittore totale (Pendragon, 2021) e dagli amici più intimi di Tondelli, come Mario Fortunato ed Enrico Palandri, per i quali rimandiamo al notevole “Ciao libertini!” realizzato per Sky Arte da Stefano Pistolini. Lo scrittore correggese, come forse solo Kundera ha saputo fare, ha seppellito un certo modo di intendere l’impegno sociale che è stato dominante fino agli anni ‘70. Tondelli ha vissuto il ‘77 bolognese, senza però mai esserne totalmente parte. Poi ha spalancato le braccia non al cosiddetto riflusso degli anni ‘80, ma a un modo di concepire la vita centrato sull’individuo, di fatto irriducibile alla militanza in un partito o al sacrificio di sé a favore delle masse e del sol dell’avvenire. Nello scandaloso Altri libertini definì “Rèz, cioè Reggio Emilia, un puttanaio in cui per malasorte noi si abita e che si vorrebbe veder distrutto e incendiato”. Ma descrisse con parole di lirismo inarrivabile le periferie della nostra città, trasformando aridi squarci di realtà respingenti con pennellate di immortale bellezza. Tondelli è sepolto nel piccolo cimitero di Canolo di Correggio, accanto a mamma Marta, che svenne per la crudezza di alcune scene alla prima teatrale di Altri libertini, e al papá Brenno. Entrambi sono sopravvissuti a lungo a quel figlio geniale scomparso così presto.
di Stefano Campani