Il problema di collocare con certezza un evento o una persona nel tempo e nello spazio è molto significativo. Sono tante le applicazioni che ne richiedono una soluzione efficace ed efficiente. Consideriamo, ad esempio, un’azienda che installa condutture del gas e vuole sapere se un proprio operatore ha davvero effettuato i controlli che dichiara di aver fatto, un certo giorno e in un certo luogo. Non è sufficiente affidarsi all’informazione Gps, che è falsificabile combinando azioni di jamming (blocco della ricezione del segnale) e spoofing (invio di segnali preconfezionati al ricevitore).
Un’idea interessante è quella di utilizzare la blockchain per memorizzare certificati di presenza (in inglese proof of location). Ci sono diversi modi di realizzare questo di tipo di soluzione, ma i più significativi si basano sul concetto di testimone (witness). Si cerca cioè di incentivare i cittadini a fornire dati, generati ad esempio in modo automatico dagli smartphone, che possano suffragare le dichiarazioni di presenza da parte di altri cittadini. Un incentivo può essere la possibilità di ottenere un premio di servizio sotto forma di criptovaluta associata alla stessa blockchain.
Ricordo che la blockchain garantisce l’anonimato ai suoi utenti. Questo significa che un’azienda potrà avere modo di monitorare i propri dipendenti a patto di conoscere i loro identificativi nella blockchain. L’associazione tra dipendenti e identificativi resterà privata. Inoltre c’è la possibilità di creare certificati di presenza che non svelino direttamente la posizione nel tempo e nello spazio, utilizzando le cosiddette dimostrazioni a conoscenza zero (zero-knowledge proof).