di Davide Bianchini
Hanno fatto clamore i licenziamenti annunciati dai colossi del web e dell’e-commerce nelle ultime settimane: 121mila su scala globale secondo il sito di ricerca Layoffs.fyi (che non monitora però tutti i Paesi, l’Italia ad esempio è esclusa). Meta (Facebook) ha dichiarato 11mila esuberi, Amazon 10mila, Uber 6.700, Getir e Booking oltre 4mila, Twitter 3.700. Solo per dare qualche numero. Una ecatombe. O forse no, visto che nel 2022 nei soli Stati Uniti sono state 190mila le assunzioni (dati CompITA) da parte di startup, banche e aziende che investono sulla propria transizione tecnologica. Nel solo mese di ottobre sono stati pubblicati 317mila annunci di lavoro, 10mila in più rispetto al mese precedente. Importanti sono state anche le campagne acquisti dei colossi cinesi, su tutti TikTok e la holding Bytedance (proprietaria tra le altre cose proprio del social network amato dai giovanissimi e dalle star di mezzo mondo).
Così, in un mondo che cambia rapidamente, la Bay Area di San Francisco non è più l’Eldorado di una volta, o comunque non è più il solo, visto che sono tante le piccole e medie realtà che grazie alla rivoluzione di mercato possono ora accedere a professionalità fino a ieri irraggiungibili perché sotto ingaggio con i colossi del settore. Insomma, come spesso accade dopo i forti terremoti, la società raccoglie le macerie e ricostruisce, magari altrove. Un altrove che, purtroppo per l’Europa, si chiama soprattutto Cina.
Il Vecchio Continente comunque non sta a guardare. Anche in Italia è in forte aumento la richiesta di figure specializzate in materie Stem, e non solo da parte software house. Chi spinge forte il piede sull’acceleratore della transizione è il settore bancario. In Emilia brilla il gruppo Credem, che ha annunciato 100 nuove assunzioni entro la fine del 2022.