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Mi ricollego al precedente articolo su blockchain e smart contract per illustrare un caso d’uso interessante, nell’ambito dell’Internet of Things (IoT). In estrema sintesi, uno smart contract è un programma che offre servizi e mantiene traccia – nella blockchain, quindi indelebilmente – delle operazioni svolte. Lo stesso smart contract è situato nella blockchain.
Ipotizziamo che un’azienda specializzata in monitoraggio ambientale stipuli un accordo con il Comune per installare dispositivi in grado di raccogliere dati e trasformarli in informazioni utili alla cittadinanza, ad esempio sul livello puntuale, geolocalizzato di inquinamento dell’aria. Il Comune vuole offrire queste informazioni in modo gratuito ai residenti, senza però dover creare un’infrastruttura di intermediazione complessa. L’interazione deve avvenire direttamente tra i cittadini residenti e l’azienda che effettua il monitoraggio ambientale. E’ necessario quindi un meccanismo di autenticazione ed autorizzazione sia per i fruitori (cittadini residenti) che per i fornitori (azienda che ha l’accordo con il Comune). Di fatto, bastano due smart contract, uno dell’azienda e l’altro del Comune. Lo smart contract del Comune dice se un’identità virtuale registrata nella blockchain corrisponde a un cittadino residente. Lo smart contract dell’azienda interagisce con quello del Comune per creare opportuni token di accesso che consentiranno ai cittadini autorizzati di creare canali di comunicazione sicuri con i servizi informativi dell’azienda stessa.
In collaborazione con colleghi dell’Università di Parma e ricercatori di Grenoble, nell’ambito di un progetto Galileo finanziato dall’Università italo-francese, abbiamo progettato e realizzato un prototipo completo di questo sistema, denominato IoTChain.