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PRONTI PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE? MA PER ESPORTARE BISOGNA SCEGLIERE CON ATTENZIONE I MERCATI ESTERI SU CUI MUOVERSI. QUALCHE TEMPO FA SI PUNTAVA A COLPO SICURO SUI BRICS (ACRONIMO DEL GRUPPO DI PAESI DALL’ECONOMIA CRESCENTE BRASILE, RUSSIA, INDIA, CINA, SUDAFRICA), MA OGGI LA SITUAZIONE È CAMBIATA. ALCUNI DI QUESTI PAESI STA RALLENTANDO VISTOSAMENTE E QUALCHE ALTRO DÀ ADDIRITTURA PERICOLOSI SEGNI DI CEDIMENTO. E ALLORA, TRA RISCHI E SEGNALI PROMETTENTI, PROVIAMO A TRACCIARE UNA MAPPA DEI MERCATI DA VALUTARE E QUELLI DA DIMENTICARE.

Russia Russia

Fino a pochi anni fa la Russia aveva l’obiettivo di diventare una delle economie più forti del mondo, ma oggi i sogni di gloria si sono allontanati molto. Il PIL 2015 è calato del 1,3%, ma quest’anno potrebbe scendere fino al 1,9%. L’economia russa soffre moltissimo il crollo dei prezzi del petrolio e le sanzioni economiche occidentali varate a causa della crisi con l’Ucraina, sanzioni che hanno danneggiato anche le nostre imprese che hanno dovuto rinunciare finora a 3,6 miliardi di export mancato. Il tenore di vita medio della popolazione si abbassa sempre di più con un trend negativo continuo che, secondo la Banca Mondiale, annulleranno di fatto il valore di un decennio di guadagni.

CinaCina

Ormai il gigante economico per antonomasia. Non è una percezione, è un fatto: l’OCSE afferma che nel 2016 la Cina arriverà al traguardo di diventare la prima economia mondiale. Però è anche un gigante che sta rallentando la sua corsa, con una frenata sulla richiesta di materie prime che ha sconquassato i conti ai paesi produttori di petrolio, come Brasile, Venezuela e Arabia Saudita. Recentemente ha licenziato il nuovo piano quinquennale che traghetterà il paese fino al 2020 e che dovrebbe mutare un modello industriale tutto votato all’esportazione, a uno più equilibrato più focalizzato sulla domanda interna. Interessanti i forti investimenti nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie green.

BrasileBrasile

Un’economia tra le più lanciate al mondo, dalle proiezioni rosee, un paese che proprio in virtù di questi dati è riuscito a farsi affidare eventi di caratura mondiale (nonché acceleratori economici) come i Campionati Mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi di questa estate. Ma sembra di parlare di un passato remoto. Oggi il Brasile è un paese in forte recessione, con un PIL in calo nel 2015 del 3,8% e con un ulteriore grave calo previsto per quest’anno nell’ordine dei 3,5 punti percentuali e un’inflazione al 10,7%. Le cause di questo disastro sono molteplici, vanno dal crollo dei prezzi delle materie prime all’emergenza corruzione. Quello che sembrava un paradiso per investitori è oggi un inferno.

IndiaIndia

Tra le economie del gruppo BRICS, l’India è il paese che soffre meno il generale rallentamento. Globalmente per questi paesi la congiuntura economica rimane difficile, quindi ad alto rischio di future insolvenze commerciali, ma il mercato indiano sembra offrire prospettive rosee, dato che le previsioni dell’aumento del PIL per quest’anno e per quello successivo superano il 7% e molti analisti pensano che non stia ancora crescendo secondo le sue potenzialità. Anche la legislazione economica è ancora inadeguata, fortemente protezionista, indecisa tra soluzioni capitaliste o socialiste: si spera che l’espansione della classe media porti una forte richiesta di modernizzazione legislativa.

PoloniaPolonia

In Europa nessun altro paese ha impresso un così veloce sviluppo alla propria economia come la Polonia. Il governo nazionale, decisamente stabile, sta aiutando con provvedimenti efficaci l’economia a crescere attraverso una continua ed efficace opera di liberalizzazione e incoraggiamento degli investimenti esteri, che nel paese trovano forza lavoro a buon mercato e anche ricercatori di alta formazione. Sono attualmente allo studio riforme strutturali che, assieme a quelle già realizzate, dovrebbero ulteriormente accelerare l’economia. Al momento si registrano forti investimenti nel settore della difesa e dell’energia. Il problema palpabile della Polonia è la scarsa efficienza dell’amministrazione pubblica.

kenya-kenya_5g7xy.T0Kenya

Un paese che bisogna cominciare a guardare con occhi diversi. Il PIL cresce e il Kenya sembra avere fame di modernità. I suoi grossi limiti, come la scarsità di infrastrutture, potrebbero presto diventare un’attrattiva per le imprese alla ricerca di economie emergenti. Il paese gode di una stabilità politica invidiabile per un paese africano, nonostante confini con l’altamente instabile Somalia. La politica governativa è di rafforzare velocemente i settori energetici e le infrastrutture. Anche l’inflazione, come la stabilità valutaria, sembra essere tornata sotto controllo, dopo un periodo in cui il tasso era diventato drammatico. Un mercato indubbiamente da scoprire.