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In America succede anche questo: la catena di abbigliamento American Apparel, specializzata nella produzione e nella distribuzione in tutto il mondo di capi made in downtown L.A., ha offerto uno sconto del 30% sui capi a stelle e strisce per celebrare la vittoria democratica alle presidenziali. La promozione era accompagnata dallo slogan “Obama wins!” ed è stata lanciata il giorno dopo le elezioni. Indossando gli occhiali del marketing la domanda sorge spontanea: quella di American Apparel è solo tattica finalizzata all’incremento delle vendite nel brevissimo periodo o è una vera e propria strategia di posizionamento, con la dichiarazione pubblica di uno schieramento a favore di Obama?
Consideriamo tutti i fattori contingenti. Mentre l’uragano Sandy devastava la East cost americana, American Apparel approfittava dell’attenzione mediatica del fenomeno per fare sconti e promozioni ai propri clienti, con annunci che suonavano più o meno così: “Nel caso in cui foste annoiati dalla tempesta, sappiate che stiamo scontando tutti gli articoli del 20%”. Immediata la protesta via Twitter dei tanti americani indignati e altrettanto immediate le scuse del comparto marketing dell’azienda, per cercare di tamponare il danno d’immagine subìto. In casi come questo le scuse, anche se istituzionali, possono non essere sufficienti, mentre potrebbe essere utile un contrattacco dello stesso tipo, marketing oriented. Ecco che allora schierarsi a favore del presidente vincitore, con la promozione sull’abbigliamento american flag style, potrebbe essere una buona tattica per recuperare in termini di brand image, soprattutto per una catena di abbigliamento che ha una concezione di store timeline molto rapida, come del resto tutta la filiera del prêt-à-porter, per reagire il più velocemente possibile alle esigenze del consumatore.
E se invece quella di American Apparel fosse davvero strategia di posizionamento? L’azienda potrebbe non aver semplicemente giocato con l’attenzione selettiva del suo target, schierandosi a favore di uno specifico immaginario politico, con tutti i valori e i significati che ne conseguono, consapevole che l’iniziativa avrebbe potuto risultare poco gradita a quella minoranza che non ha votato Obama. Se così è stato, lo scopriremo presto, quando i riflettori dell’election day si saranno definitivamente spenti.
Morale della favola: con promozioni inusuali potete stare sicuri che parleranno di voi, bene o male che sia. E se non sarà brand image, sarà perlomeno brand awareness. Certo, sarebbe intrigante, con un effetto sliding doors, poter vedere cosa sarebbe accaduto se al posto di Obama oggi ci fosse stato Romney…