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Sono stata recentemente invitata ai festeggiamenti dei 35 anni di un’azienda di Montecchio Emilia, Serigrafia76. All’evento erano presenti dipendenti, clienti, fornitori e partner.
Dopo la visita guidata per scoprire come si svolge il processo produttivo in azienda, si è tenuto un dibattito tra l’AD Fausto Mazzali, e Carmine Tripodi, Professore di Strategia aziendale all’Università Bocconi. Perché donna ed imprenditrice allo stesso tempo, mi piace soffermarmi su una cosa che mi ha molto colpito e, perché no, anche commossa. Elisa Mammi (figlia dei fondatori e ora titolare dell’azienda) e Fausto Mazzali hanno recentemente attivato per le loro dipendenti il servizio di babysitting a domicilio a chiamata. Le ragioni di una iniziativa tanto progressista quanto, tutto sommato, semplice sono state illustrate proprio da Mazzali: «Le nostre dipendenti sono 27 donne, la maggioranza giovani, che hanno figli piccoli. Quando c’erano problemi con i bambini, dovevano per forza restare a casa e questo creava difficoltà nella produzione».

Così da ottobre scorso l’azienda ha assunto una giovane laureata con esperienza in asili e centri estivi, mettendola a disposizione delle mamme, che sono state convocate una ad una con i figli per conoscerla. Per i primi tre mesi Sara – questo il nome della baby sitter – non ha lavorato molto… Poi il passaparola aziendale ha cominciato a parlar bene di lei e da febbraio a giugno le richieste sono aumentate.
Naturalmente con questa inziativa l’azienda ha acquistato parecchi consensi e ha avuto anche parecchio spazio sui giornali. Nei paesi anglosassoni, operazioni di questo tipo si definiscono sotto l’etichetta work life balance.
Che cosa è? La sfida cui oggi ogni individuo deve far fronte è quella di sentirsi artefice delle proprie scelte in campo professionale e in relazione alla propria vita privata, gestendo al meglio il proprio tempo. Questo, per le aziende, si traduce nella speculare sfida di implementare strumenti e supporti utili (e necessari) a mettere i dipendenti nelle condizioni di conciliare i tempi della vita privata con i tempi richiesti dall’organizzazione.
Servizi di lavanderia, consulenza gratuita su tematiche legali, fiscali e finanziarie, alcuni dei servizi offerti. Ma il work life balance non si limita a questo: investe la dimensione stessa del lavoro, comporta una capacità di suddividere le attività utilizzando i criteri dell’importanza e dell’urgenza.
Considerare per ogni attività qual è il livello di importanza e urgenza rispetto agli obiettivi strategici, agli obiettivi del proprio ruolo e al budget a disposizione aiuta a decidere cosa è necessario fare ed eliminare i fattori di ansia. Un trend in crescita, quello delle politiche di bilanciamento vita-lavoro, che sta provocando una rivoluzione nelle relazioni aziendali: il dipendente non è più visto come un subordinato, ma come un partner da affiancare nei progetti di vita.
Alla domanda della moderatrice del dibattito, se l’ispirazione per il baby sitting sia giunta da questa filosofia il Dott. Mazzali ha risposto: «No, mi è bastato guardare negli occhi le mie dipendenti ogni volta che venivano per informarmi che il giorno successivo si sarebbero assentate dal lavoro per problemi con i figli. Erano tutte accomunate da un’espressione dispiaciuta, quasi una consapevolezza del disagio e delle problematiche inerenti la produttività».
Sensibilità, buon senso, condivisione, consapevolezza: il clima che ho respirato in questa azienda. Plauso allo staff dirigente e, soprattutto un applauso caloroso alle dipendenti e ai dipendenti che erano presenti e che tifavano per la loro azienda.