E’ ormai quasi un modo di dire: “viviamo nell’epoca del vuoto”. E la cultura non fa eccezione, anzi. “La televisione ha fagocitato tutto e il vuoto culturale impera”. Ma attenzione. Forse c’è un vuoto di valori anche culturali, ma c’è un pieno, troppo pieno di iniziative culturali o pseudo tali. Il problema è proprio questo: vuoto di prospettiva, vuoto di strategia.
Chi governa, a livello nazionale,a livello locale, negli Istituti culturali ha quasi completamente perso il senso della prospettiva. Vive alla giornata. Ci piacerebbe vedere, anche in Italia, un paese, singole città, Istituti culturali tutti animati da un filo conduttore: creare cultura, coltivarla, diffonderla.
E’ molto facile farsi venire un’idea (una mostra, un concerto, un evento), meno dare continuità alla cultura e all’interesse dei fruitori: spesso nascono iniziative “solitarie” legate a motivazioni se non personali sicuramente particolari, quasi mai generali. E allora via alla proliferazione: tante piccole mostre di dubbio valore, iniziative musicali a go-go spesso in concorrenza tra loro anche in realtà piccole o medie (creando disorientamento), corsi di formazione culturale, scuole per artisti che crescono come funghi alla pioggia d’autunno. E tutto questo con quale strategia? Ignota. Purtroppo ignota anche a chi queste cose le organizza. E allora ancora una volta dobbiamo sognare un Ministero per i beni culturali che interpreti appieno il suo ruolo, tutelando, valorizzando, promuovendo le eccellenze e investendo su programmi e progetti formativi suddivisi nei vari settori culturali. E dobbiamo sognare città che a inizio legislatura traccino il quadro complessivo degli interventi culturali, tutelando e valorizzando le proprie ricchezze senza impantanarsi nell’organizzazione di eventi ed eventini come una qualsiasi agenzia di marketing.
E ancora sogniamo singoli istituti culturali che investano nella ricerca di nuove forme di espressione, di coinvolgimento del pubblico, di formazione dei giovani. E così anche l’impegno sarebbe maggiormente premiato: ci sarebbe, tanto per fare un esempio, un reintegro del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) che premia chi ha saputo investire e punisce chi ha creato deficit impressionanti, invece di reintegri per tutti (una sorta di 6 politico senza ripetizioni). Così invece non è e in questo modo chi ha grandi debiti li ripianerà un pò’ perseverando negli errori, chi è in attivo continuerà a produrre ed investire bene ma si sentirà ancora una volta preso in giro.
Sarebbe davvero non più rinviabile l’impegno di tutti: politici, operatori culturali, sindacati, cittadini fruitori di cultura. Tutti dovrebbero unirsi nel pretendere strategia, nel chiedere che si lavori alla costruzione di un “pieno di strategia” a cui corrisponda un “equilibrato pieno di iniziative” per evitare che il vuoto di cultura di cui si parla diventi un drammatico “vuoto a perdere”.