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Come l’Italia si sia consegnata mani e piedi a un governo sovranista è stato e sarà materia di abbondante discussione.
Torno su un punto che già avevo abbozzato in passato per definirlo meglio, ovvero le responsabilità che portano le classi dirigenti di questo Paese per lo scivolamento della maggioranza dell’elettorato tra le braccia di partiti che vedono nell’euro, nell’Europa e negli immigrati le cause di tutti i mali, i nemici pubblici da sottoporre al giudizio supremo e inflessibile del Tribunale del Popolo.
Secondo i sovranisti, il trionfo di Trump, la Brexit, le vittorie elettorali e l’enorme consenso conquistati da movimenti come 5 Stelle e Lega e da politici come Marine Le Pen e Orban segnano la riscossa del popolo, per definizione puro, contro le elites, per definizione corrotte.
Io credo invece che sia vero esattamente il contrario, e cioè che una parte delle elites abbia utilizzato con grande abilità il cosiddetto popolo per ridisegnare gli assetti istituzionali della società, con il fine di restringere gli spazi di democrazia e comprimere le libertà. Strumenti decisivi di questo processo sono stati il controllo dei social, con la loro tendenza a favorire forme di semplificazione assolutamente aberranti della comprensione di fenomeni molto complessi, e soprattutto l’asservimento dei mezzi di informazione tradizionali, che, spesso anche cavalcando battaglie apparentemente di sinistra, si sono prestati a questo disegno, in alcuni casi consapevolmente, in altri meno.
Resta il fatto che le sinistre, sia quella liberal-socialdemocratica che quella radicale, hanno fatto del loro peggio, in particolare in Italia: nessuno può chiamarsi fuori dal disastro politico che si è consumato, che ora rischia di produrre effetti economici e sociali devastanti.
Le vicende di questi anni ci insegnano almeno due grandi verità, una buona e una cattiva. Iniziamo dalla cattiva: la storia – ahinoi – non è una marcia ininterrotta verso il progresso. Hegel aveva torto marcio: a partire dal 1870 circa, l’Europa ha sì conosciuto un lungo periodo di relativa pace e prosperità, con un costante ampliamento dei diritti e il miglioramento delle condizioni generali di vita. Ma poi, nel 900, sono arrivate due ecatombi spaventose, due guerre mondiali distruttive come mai la storia dell’umanità aveva conosciuto. Oggi, dopo 70 anni di pace, l’Unione Europea viene messa in discussione, molti sono convinti che l’Europa andrebbe smantellata e che ritornando alle vecchie Patrie staremmo meglio.
L’altra verità è positiva e induce all’ottimismo. I partiti e i movimenti sovranisti vincono soprattutto nelle aree di provincia: invece nelle grandi città, nelle aree più dinamiche e aperte, che sono anche a maggiore presenza multietnica, i populisti, perfino nei casi in cui riescono ad arrivare alle leve del potere amministrativo, rimangono minoritari. Come andrà a finire questo scontro nessuno lo sa, ma non ho problemi ad ammettere che, se avessi un po’ di soldi da parte, li metterei al sicuro e li porterei in Svizzera.