È opinione diffusa nel mondo delle imprese che i modelli di organizzazione, gestione e controllo da adottarsi in base all’art. 6 del Dlgs. 231/2001 siano inutili, se non dannosi, ma soprattutto troppo costosi. Molti imprenditori ritengono che siano faccenda per le grandi imprese, o quantomeno per aziende che per dimensioni o organizzazione siano in grado di dedicare risorse importanti a questo progetto.
Si tratta di una posizione errata e fonte di gravi rischi proprio per tutte le imprese esposte all’impatto dirompente delle sanzioni previste dal Dlgs 231/2001 per la cosiddetta “Responsabilità amministrativa di impresa”, da non confondersi con la sicurezza sul lavoro.
Il Sistema di Compliance al D.Lgs 231/01 è teso a responsabilizzare l’azienda sul suo principale senso e obiettivo, cioè produrre ricchezza, occupazione, benessere e, in definitiva, difenderla e va quindi protetto.
Occorre infatti osservare come la normativa e le sue sanzioni dirette all’impresa, sia pecuniarie che interdittive più o meno lunghe, si applicano a tutte le imprese, anche pubbliche o a controllo pubblico, a prescindere dalla loro dimensione, con la sola eccezione delle aziende individuali e degli enti pubblici territoriali o di natura costituzionale. Le sanzioni pecuniarie sono molto elevate oltre a prevedere sanzioni interdittive, confisca e pubblicazione della sentenza di condanna.
Pur non essendo una legge obbligatoria non indica come organizzarsi per adempiere ai suoi dettami. il D.Lgs. 231 menziona con grande precisione, e periodico aggiornamento, i reati commessi dallo stesso imprenditore o dai suoi dipendenti nello svolgimento delle loro attività che ricadono sotto di esso con le relative sanzioni, amministrative e penali. Il modello 231 è in concreto l’unico strumento per le imprese idoneo a evitare l’applicazione delle predette sanzioni, ne conseguono due considerazioni fondamentali:
tutte le aziende esposte al rischio di contestazione delle violazioni richiamate nella normativa 231, a prescindere dalla loro dimensione e struttura organizzativa, possono adottare un modello 231 che le esoneri dal subire le sanzioni previste. Inoltre, anche una impresa di piccole o medie dimensioni può adottare un modello 231, certo con uno sforzo di organizzazione, gestione e controllo proporzionato alle proprie dimensioni e struttura organizzativa.
Oggi più che mai l’imprenditore si deve porre la questione di come organizzare al meglio l’azienda per garantire sicurezza a tutti i suoi lavoratori. Allo stato attuale la responsabilità aziendale in caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale che abbiano determinato una lesione colposa grave o gravissima o un omicidio colposo si sviluppa su tre possibili livelli: responsabilità penale personale del soggetto o dei soggetti ai quali è addebitabile il fatto; responsabilità civilistica dell’ente per il risarcimento del danno sopportato dal lavoratore colpito dalle conseguenze del fatto; responsabilità penale-amministrativa dell’ente ai sensi del D. Lgs. 231/01.
La nuova e rivoluzionaria previsione normativa stabilisce che, qualora, un soggetto operante in una impresa (sia esso un vertice aziendale o un soggetto sottoposto) commetta uno dei reati presupposto previsti dalla normativa di riferimento a vantaggio e nell’interesse dell’azienda, quest’ultima potrà essere condannata alle sanzioni che abbiamo esaminato. In altre parole all’azienda viene attribuita una responsabilità amministrativa basata sul concetto di colpa organizzativa.
La questione relativa alla sicurezza sui luoghi di lavoro si colloca pertanto in un quadro di prevenzione che si riferisce sia alla normativa specifica del settore, sia a scelte di carattere organizzativo dell’imprenditore per ridurre e controllare i rischi quotidiani.
Non a caso, l’art. 30 del T.U. 81/08, richiama proprio il Modello Organizzativo previsto dal D. Lgs. 231/01 e ribadisce che lo stesso, per essere adottato ed efficacemente, attuato deve assicurare un sistema aziendale sempre aggiornato affinché vi siano le basi per l’adempimento di obblighi giuridici relativi ad una serie di attività organizzative e di prevenzione imposte nel medesimo modello.
L’adozione di un Modello Organizzativo conforme al D. Lgs. 231/01 fa si che le possibili violazioni di legge siano oggettivamente ridotte al minimo, grazie alla capillare formazione ed informazione che deve essere erogata ai dipendenti, ai partners ed ai fornitori. Inoltre la ridotta possibilità di violare la legge offre una grande tutela, anche dal punto di vista personale per i soggetti apicali come per tutti i dipendenti aziendali.
L’azienda aumenta infine la propria reputazione sul mercato, soprattutto nei confronti della Pubblica Amministrazione. Infatti l’esistenza di un Modello Organizzativo di Compliance alla al D.Lgs. 231/01 è molto spesso una clausola introdotta in molti bandi di gara, pubblici e non.