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Cinguettare costa. State pronti. Lo ha detto l’uomo più ricco del mondo, quello stesso Elon Musk che ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari. Abbastanza per credergli. Con un tweet – e cosa sennò? – ha lasciato intendere che per gli utenti privati il social network resterà gratuito, mentre potrà prevedere un canone per aziende e Stati, che usano la piazza virtuale per veicolare messaggi di natura economica e politica.

Non stupisce, e per certi versi è anche difficile non essere d’accordo con Musk, che ha tirato a bordo le banche per finanziare l’acquisto di Twitter e ora, anche per tenere tutti buoni, deve come minimo prevedere di migliorare la capacità di monetizzazione di quella che resta – non dimentichiamolo – una azienda.
Musk è uomo di conti, e gode anche di un carisma invidiabile quando si tratta di trovare finanziatori per le sue imprese. Ma dopo le idee che conquistano cuori e contributi, servono numeri, dollari di ritorno.

In un mondo, internet, dove la pubblicità viene fagocitata perlopiù dal mondo Meta (Facebook, Instagram, ecc..) e da Google, l’abbonamento rappresenta la soluzione più diretta per rimpinguare le casse. Niente di nuovo o rivoluzionario. E visto che non spendere è comunque la prima forma di guadagno (almeno nell’immediato), in seno a Twitter sono in tanti a temere tagli al personale. Di sicuro saranno ridotti i compensi dei top manager e del consiglio di amministrazione. Il regno di Elon è iniziato.

di Davide Bianchini