Transizione ecologica, sostenibilità ambientale, eco-compatibilità. Sono concetti che sempre più invadono l’economia e il marketing. Ma come succede quando un tema diventa pervasivo, rischia di trasformarsi in uno slogan, un’etichetta buona da apporre ovunque per ottenere facile approvazione.
Come marketer, dobbiamo invece assumere piena consapevolezza che questi temi non sono ormai solo attuali, ma urgenti, e richiedono una forte assunzione di responsabilità. L’attenzione alle ricadute sull’ambiente, quando si promuove e vende un prodotto o un servizio, diventa oggi un tema etico che non va mai messo in secondo piano.
Dovremmo sempre chiederci se questi prodotti e servizi possono in qualche modo danneggiare l’ambiente. E non è sempre così facile: ovviamente se vendessimo petrolio o carbone, avremmo immediatamente la percezione che queste attività hanno risvolti fortemente negativi sulla salute del pianeta.
Se parliamo di prodotti tecnologici invece, per fare un esempio, dovremmo sempre considerare l’uso di combustibili fossili usati per produrre l’energia necessaria ad alimentare tutti i dispositivi.
Nell’impatto ambientale è poi coinvolto anche il consumatore: ogni volta che l’utente guarda un video o naviga online, accede a infrastrutture che lavorano costantemente, consumando energia e producendo emissioni.
Si stima che una singola ricerca su Google produca 10 grammi di anidride carbonica. Secondo i dati del Global Carbon Project, il Web è la “quarta nazione” al mondo in termini di consumo energetico ed emissioni di CO2, dopo Cina, Stati Uniti e India, con 1.850 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.
Per questo si sta diffondendo la cultura di siti web più eco-sostenibili, che operano attraverso hosting ecologici, e orientano la user experience evitando all’utente il transito su pagine che non lo interessano.
È solo uno tra tanti casi di ricadute ambientali negative che si possono celare in servizi e comportamenti che probabilmente non immaginiamo. E ovviamente ci sono molti altri aspetti produttivi sui quali possiamo porre maggiore attenzione: dalla scelta delle materie prime da utilizzare al packaging, fino alla rete di trasporto dei prodotti.
Oltre a prendere decisioni che riducano le emissioni alla radice, c’è un altro segnale di attenzione all’ecologia che oggi molte imprese stanno perseguendo: il ristoro ambientale. Sono ormai realtà consolidate quelle che mettono a disposizione di privati e aziende servizi di acquisto di alberi da mettere a dimora, anche in Paesi dove la piantumazione può favorire l’economia locale e la salvaguardia della biodiversità. In Italia ad esempio ci sono Rete Clima, Treedom, Mugo, Biofarm, Tree-Nation, Regala un albero.
Iniziative che stanno raggiungendo grande successo, perché per le aziende diventa sempre più importante, anche agli occhi del mercato, distinguersi per l’attenzione all’ambiente e la propensione alla carbon neutrality. Le strade che si possono seguire verso questo obiettivo esistono e sono sempre più diffuse: è però fondamentale avere contezza di quanto ogni nostra scelta nell’ambito produttivo e del marketing possa incidere sull’ambiente. È una domanda che dovrebbe accompagnarci in ogni nostra azione.
di Davide Caiti