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di Stefano Campani

Il centenario della Marcia su Roma ha riacceso i fari su personalità che hanno avuto un ruolo di rilievo nella storia recente della nostra terra. Nomi come Antonio Vergnanini, Luigi Roversi, Antonio Piccinini, che furono perseguitati dai fascisti (Piccinini, socialista massimalista, fu assassinato nel febbraio 1924) dicono poco al 95% dei reggiani di oggi, ma è anche grazie a loro se Reggio Emilia è una moderna città europea con un sistema di welfare che molte province italiane ci invidiano. Roversi è stato il primo sindaco socialista di Reggio Emilia, dal 1901 al 1917 con una pausa tra il 1904 e il 1907. A lui si devono la municipalizzazione dell’acquedotto e delle farmacie. Vergnanini è un personaggio quasi leggendario. È stato il primo segretario della Camera del Lavoro di Reggio Emilia ed è stato anche presidente nazionale della Lega delle Cooperative. L’8 aprile 1921 la sede della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, allora in via Farini, fu devastata dalle milizie fasciste. Quel giorno le camicie nere misero a ferro e fuoco anche la sede del giornale La Giustizia, che si trovava dove oggi c’è il Liceo Ariosto. Vergnanini era un riformista. All’epoca anche la Camera del Lavoro era su posizioni gradualiste e non rivoluzionarie, e la segreteria del sindacato coincideva in buona parte con i vertici del movimento cooperativo. Al Congresso di Livorno del 1921 nessun reggiano optò per la scissione a favore del Partito Comunista, tranne uno, delegato però dalla Lombardia. La Prima Guerra Mondiale aveva restituito alla vita civile milioni di reduci abituati a combattere nelle trincee in condizioni terribili e a vedere morire come mosche i loro commilitoni. L’antimilitarismo delle sinistre successivo alla fine della guerra contribuì perciò a rendere ostili alla causa socialista e ad avvicinare al fascismo molti ex combattenti. Vergnanini invece era stato uno dei socialisti che avevano sostenuto l’intervento dell’Italia nella Grande Guerra. Vergnanini fu anche tra i protagonisti della costruzione della linea ferroviaria Reggio-Ciano, che tra il 1904 e il 1910 permise la nascita di cooperative come il CCPL, dando lavoro a migliaia di scarriolanti: nel 1908 La Giustizia poteva scrivere che “nel Reggiano il socialismo non è più solo una teoria, qui sta diventando un fatto”. La locomotiva che trasportò un pugno di visionari cooperatori da Reggio Emilia a Montecchio, nel suo primo viaggio del 15 agosto 1909, era un gioiello italo-tedesco della tecnologia dell’epoca, e fu chiamata Owen in onore della città inglese che aveva dato i natali alla cooperazione nell’800. Dopo la Liberazione la forza del Partito Comunista ha lasciato a lungo in un cono d’ombra le figure dei riformisti di inizio secolo. Ma davanti a profili come Vergnanini, chiunque abbia lavorato nel movimento cooperativo reggiano, a cominciare da chi scrive, non può fare a meno di sentirsi come un nano sulle spalle di giganti.