Riprendiamo il nostro piccolo viaggio tra i piatti con nomi magari singolari, ma di cui ignoriamo l’origine. La seconda tappa di questo breve, e assolutamente non esaustivo viaggio, ci porta stavolta a partire proprio dall’Emilia-Romagna, patria di innumerevoli cibi e ricette proverbiali. Ma anche, storicamente, una terra anticlericale, soprattutto sul versante romagnolo, che fu un tempo territorio dello Stato Pontificio. Ed è proprio qui che nasce il nome di un tipo di pasta fresca tra i più saporiti, gli strozzapreti. La conformazione spessa e attorcigliata di questo tipo di pasta, suggeriscono un’accurata masticazione. In mancanza della quale si può mettere in crisi persino la capacità di ingurgitamento degli ecclesiastici, categoria evidentemente ben nota per appetiti che non temono l’evocazione dei vizi capitali.
Ci sono anche denominazioni che hanno il sapore dello scippo, ed il caso della besciamella. La celebre salsa infatti pare essere nata alla corte dei Medici, dove era nota come salsa colla. Ma dalla Toscana la ricetta fu esportata in Francia, dove il marchese gourmet Louis de Bechamel riuscì a cucirgli addosso il suo nome.
Arriva invece curiosamente dalla Polonia il nome di un caposaldo della tradizione napoletana: il babà. Il creatore di questo dolce imbevuto di liquore pare essere addirittura il settecentesco re Stanislao Leczynski che, in esilio in Lorena, bagnò nel rum caldo un asciutto kugelhuph, il dolce tradizionale lorenese. La nuova versione del dolce venne dal re battezzata babà in onore della sua passione verso i racconti delle Mille e una notte, libro che allora spopolava in ogni angolo di Europa. Il nuovo dolce ebbe un così strepitoso successo da approdare nelle botteghe dei più rinomati pasticcieri parigini. Da lì la ricetta si mosse verso Napoli, dove tra i ricchi nobili era di gran moda la cucina parigina e dove ben presto il babà riscosse il suo più clamoroso successo.