La storia della musica moderna è costellata da sparizioni misteriose: tra le più celebri quella del jazzista Glenn Miller, disperso nel 1944 mentre sorvolava la Manica, e quella di Richey Edwards, tormentato frontman della band gallese Manic Street Preachers.
Ma uno degli episodi più curiosi è senza dubbio quello che riguarda Jim Sullivan, un musicista folk rock che tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’70 conosce una piccola ed effimera fortuna a Los Angeles.
Nato e cresciuto a San Diego, nel 1968 Sullivan si trasferisce con la moglie e il figlio nella Città degli Angeli, dove ha un discreto successo come cantante, esibendosi in alcuni locali di grido nell’area di Malibu. Un giro di amicizie vip, che include tra gli altri l’attore Henry Dean Stanton, e alcune apparizioni televisive portano Sullivan a registrare e pubblicare il suo primo album. Il disco sarà un flop commerciale e porterà il cantante all’abuso di alcol, a cui seguirà la decisione di trasferirsi a Nashville.
È proprio sulla strada per il Tennessee che Sullivan fa perdere le sue tracce. Il 5 marzo si registra in un hotel di Santa Rosa: la camera verrà ritrovata intatta, con le chiavi ancora nella serratura. Il 6 lascia sul ciglio della strada la propria auto, insieme a soldi, documenti, una chitarra e alcuni dischi invenduti e prosegue a piedi, sparendo nel deserto.
La vicenda ha dato vita a molte speculazioni: c’è chi parla persino di un rapimento da parte degli alieni. L’album d’esordio di Jim Sullivan si intitolava infatti Ufo, e secondo alcuni non è un caso.