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Frequente è il caso di società di medie dimensioni che, in una fase di crescita, necessitano di capitali per migliorare la capacità competitiva e per cogliere in pieno le potenzialità di sviluppo.
D’altra parte, l’ingresso nel capitale di nuovi investitori, come nel caso dei fondi di private equity, può ridurre il potere di gestione dell’imprenditore, oltre a costringere sovente il management a strategie di breve periodo, compatibili con la way out e con i rendimenti attesi dall’investitore.
La quotazione all’Aim (il mercato della borsa riservato alla Pmi) invece, aprendo ad un azionariato diffuso le porte – con quote di minoranza – di società affidabili e ad elevato potenziale, non influenza la strategia e la gestione aziendale, la quale dovrà comunque essere orientata, con trasparenza e capacità di programmazione, all’ottenimento di risultati economici e finanziari di medio-lungo periodo apprezzati dagli investitori.
Le piccole e medie imprese del territorio paiono tagliate per una simile opportunità che, oltre ai finanziamenti, può rappresentare un’occasione di visibilità per il business e per migliorare i sistemi aziendali, senza intaccare le prerogative dell’imprenditore.
Inoltre, è previsto un percorso di ammissione semplificato e decisamente più snello rispetto ai mercati principali Mta e Star, sebbene occorra comunque prevedere interventi specialistici di intermediari, consulenti, revisori e società di comunicazione.