Spesso i risparmiatori hanno un approccio superficiale e corrono rischi inutili. Come quello di comprare qualcosa a tutti i costi, giusto per essere dentro al mercato, quasi avessero paura di perdere i grandi guadagni, di cui tanto si parla in giro, dal momento che i mercati azionari di tutto il mondo nel primo trimestre 2015 sono saliti molto.
In questa fase le banche hanno gioco facile a collocare fondi, magari appartenenti al proprio gruppo, e solo facendo vedere cosa ha realizzato quel fondo fino a quel momento. Peccato che le performances del passato siano tutt’altro che garanzia di quelle future! Le discese infatti arrivano puntuali. Perché quando il mercato è drogato dalla liquidità come adesso, per via dell’ingente mole di denaro immessa dalle Banche Centrali, è normale che al primo storno i compratori si spaventino e i venditori trovino contropartita solo a prezzi che ribassano velocemente, proprio perché alimentati dalla paura.
E se esistessero degli strumenti che per la loro struttura mitigano le paure perché incorporano dei meccanismi di difesa? Delle vere e proprie barriere che salvaguardano almeno parte del capitale ed al tempo stesso non richiedono quel faticosissimo intervento attivo di chiusura della posizione in perdita? La bella notizia è che esistono e sono i certificati di investimento. La cattiva notizia è che raramente le banche li propongono e li conoscono approfonditamente, quindi è il risparmiatore in persona che deve prendere in mano la situazione ed imparare a conoscerli. Anche perché spesso offrono opportunità molto interessanti ma con un buon paracadute, che può permettere guadagni anche oltre il 10%, addirittura in caso di moderato ribasso dell’azione sottostante.
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