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Era incomprensibile e quasi poetica, l’incoscienza dell’Occidente mentre stava per sprofondare nell’abisso senza rendersene conto. L’indignazione dei nobili che si affrontavano a colpi di ombrello alla prima de La sagra della primavera di Stravinskij al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi era vera, e nelle loro menti non restava spazio per il proletariato che ribolliva di rivendicazioni, per gli imperi che si stavano sgretolando, per un intero mondo che da lì a quattordici mesi sarebbe franato nella follia. L’Europa non era mai stata libera da conflitti così a lungo, e il mondo appariva moderno, urbanizzato, vitale nel suo commerciare senza confini. Molto simile a quello in cui noi ci troviamo a vivere un secolo dopo, nel 2013. Oggi le inquietudini globali sono molto più facili da leggere rispetto ad allora, ma per il resto le similitudini sono quasi sbalorditive. Le abbiamo rincorse per tutto il numero che avete tra le mani.
Un secolo fa a New York inaugurava laura san giacomo pokies la Grand Central Station, la stazione ferroviaria più grande del mondo; qualche mese fa qui in Emilia Romagna si sono aperte le porte di una Mediopadana che, per ora, ha portato più polemiche che non sviluppo per l’area in cui sorge. Un secolo fa I Giovani Turchi tentarono di modernizzare lo Stato finendo per accelerarne la dissoluzione, e oggi i frantumi dell’impero Ottomano non si sono ancora riparati: abbiamo guardato da vicino all’infinita strage siriana, che il mondo continua a ignorare. Nel 1913 moriva la suffragetta Emily Davison, e nel modenese nasceva Albertina Cortelloni, la prima donna taxista d’Italia, una persona che ha cambiato le cose solo continuando a chiedere che le venisse riconosciuto il diritto di fare il lavoro che voleva.
Sappiamo che in un secolo il mondo è cambiato immensamente. Ma l’insolenza divertita con cui i fatti di un secolo fa continuano a solleticare l’oggi era troppo evidente per essere ignorata. Abbiamo provato a raccontarvela.