Skip to main content

”Dio benedica chi ha inventato il sonno, mantello che avvolge i pensieri di tutti gli uomini, cibo che soddisfa ogni fame, peso che equilibra le bilance e accomuna il mandriano al re, lo stolto al saggio”. Il polso che ha appoggiato le parole di questa ode al sonno su un pezzo di carta appartiene a Miguel de Cervantes, padre del famoso Don Chisciotte.Rigenerativo, corroborante, ha per noi la stessa funzione di un caricabatterie per i moderni smartphone. Ma ogni individuo è diverso dagli altri. C’è chi, per esempio, con sei ore dormite riesce a dare il massimo senza problemi e chi, volendo, di ore a letto ne passerebbe anche dieci se i ritmi della quotidianità glielo permettessero.

Ma ci sono persone che non riescono a dormire le ore necessarie per far ricaricare le batterie al proprio organismo: che cosa rischiano? L’assenza di sonno è direttamente correlata alla perdita dell’equilibrio psico-fisico, e chi ne soffre va incontro a grande e grave difficoltà. Da questa situazione si generano vere e proprie patologie come di recente ha dimostrato con le sue ricerche Eve Van Cauter, direttrice del Centro del sonno e del metabolismo dell’università di Chicago. I risultati di questo studio, presentato di recente anche a Bologna, hanno mostrato come la privazione cronica di sonno sia correlata a un maggior rischio di sviluppare obesità. La perdita di sonno ha infatti effetto sugli ormoni che regolano il controllo dell’appetito come la leptina (ormone della sazietà), e la grelina (ormone della fame). Ne consegue che una ridotta durata del sonno può produrre gravi effetti sui processi ormonali che regolano l’appetito, aumentando la sensazione di fame. Se si considera che la percentuale della popolazione che lamenta problemi di insonnia oscilla tra il 10 e il 15, i risultati della ricerca mostrano il grande impatto che la mancanza di sonno ha sulla salute pubblica (e sui conseguenti costi da affrontare) sia per il rapporto causa-effetto individuato, sia per le relative conseguenze come patologie cardiache e cerebro-vascolari indotte dalle malattie metaboliche.

La mancanza di sonno, a livello scientifico, è conosciuta come insonnia: lo stato in cui una persona percepisce il proprio riposo come insufficiente o insoddisfacente. Ma l’assenza di riposo ha varie sfumature. Esistono anche le parasonnie, caratterizzate dalla presenza di un evento anomalo o indesiderato nel corso del riposo, o nelle fasi di passaggio tra veglia e sonno. Sono parasonnie il sonnambulismo, il sonniloquio (parlare durante il sonno), gli incubi e il bruxismo (digrignare i denti). L’insonnia non è una malattia univoca, ma si presenta in diverse forme e per questo motivo viene classificata considerando tre parametri canonici: la sua durata, le possibili cause e la tipologia. La durata è variabile, e può subire modifiche nel corso della vita di uno stesso individuo: può essere occasionale, transitoria o cronica. Riguardo alle cause, invece, gli esperti distinguono tra insonnia primaria e secondaria. Nel primo caso non esistono cause scatenanti in apparenza, mentre nel secondo esiste una correlazione con altre patologie fisiche o psicologiche. Nell’insonnia iniziale il paziente fatica ad addormentarsi, mentre in quella centrale si verificano frequenti risvegli durante la notte e in quella tardiva risvegli mattutini precoci. Esiste, infine, un’insonnia soggettiva, cioè la percezione di dormire poco e male, nonostante realmente si dorma più o meno regolarmente.

All’estremo opposto sta la narcolessia. Classificata come malattia rara, la narcolessia di fatto è un disturbo neurologico (non psichiatrico) caratterizzato da ipersonnia in chi ne è affetto. Tra i sintomi c’è l’eccessiva sonnolenza diurna, con un irresistibile e frequente impulso ad appisolarsi. Inoltre, in presenza di emozioni – riso, imbarazzo o collera – i soggetti possono perdere le forze fino a non essere più in grado di rimanere in piedi (cataplessia); ancora, il narcolettico ha allucinazioni del tutto simili a sogni a occhi aperti, che in alcuni casi si sovrappongono alla realtà e interagiscono con essa; non da ultimo, subito prima di addormentarsi o subito dopo il risveglio il corpo è completamente paralizzato, pur essendo il soggetto perfettamente cosciente.

Certo, ogni persona che riposa male è un caso a sé: da anni a Parma opera il più importante centro italiano specializzato nella cura del sonno. Approfittando della Giornata mondiale del sonno, tenutasi lo scorso 15 marzo, abbiamo fatto quattro chiacchiere con il professor Liborio Parrino, responsabile del centro nonché presidente dell’associazione nazionale della Medicina del sonno. «Dormire è una parte fondamentale dell’attività umana e dormire bene è altrettanto fondamentale. Gli studi oggi ci dicono che chi riposa male è destinato a invecchiare molto più precocemente. Non tanto a livello estetico, quanto soprattutto a livello ormonale». Nel 2005 erano 89 le patologie riconosciute legate al sonno. «Da ricerche fatte in America è stato dimostrato che chi dorme meno di 5 ore per notte conserva alto il rischio di ipertensione arteriosa. In generale, il più grande nemico del sonno è la luce: siamo fatti per essere esposti alla luce del sole di giorno, ma alla sera dobbiamo starcene al buio, perché altrimenti non si riposa correttamente».

Come è strutturato il centro? «A livello scientifico – spiega Parrino – ci occupiamo da 25 anni di svelare i filoni più misteriosi di un campo sempre affascinante come quello del sonno». In particolare, da oltre dieci anni i ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sulla melatonina e sui suoi effetti a livello del sistema nervoso centrale. Questo ormone, prodotto dalla ghiandola pineale nel cervello durante i periodi di assenza di luce, è responsabile della regolazione dei ritmi circadiani con benefiche ricadute sul sonno, sulla depressione e sull’ansia. Una recente ricerca svolta in collaborazione tra università italiane e canadesi ha permesso di sviluppare una nuova classe di composti in grado di agire selettivamente sui recettori della melatonina. È infatti dimostrato che i due sottotipi di recettori su cui la melatonina agisce, denominati MT1 e MT2, hanno effetti opposti nella regolazione del sonno, con i primi che agiscono sul sonno REM, mentre i secondi favoriscono il sonno non-REM, un tipo di sonno profondo e ristoratore. Pertanto utilizzando uno di questi composti denominato UCM765, che agisce solo sui recettori MT2, è possibile promuovere l’insorgenza del sonno profondo che ha un’azione ristorativa, facilita il consolidamento della memoria e presenta un ventaglio di effetti benefici sulla salute.
Il centro di Parma, però, non agisce solamente nel campo della ricerca scientifica: «A livello clinico, invece, ospitiamo quasi ottomila pazienti, non solo da Parma ma anche dalle province e dalle regioni limitrofe – conclude Parrino – Ogni paziente, anche il caso più banale, è per noi pieno di sorprese».