C’è chi sostiene che la lotta all’evasione in Italia potrebbe essere a un punto di svolta. Con il nuovo redditometro, pronto a entrare in azione, l’Agenzia delle Entrate ha lanciato anche il redditest, il software con cui è possibile verificare la congruità tra reddito e spese, stabilendo la propria esposizione al rischio di controlli fiscali.
Nel darne notizia, alcuni giornali hanno titolato cose come “Scopri se sei un evasore”. Ma al di là del sensazionalismo, non è chiaramente questo il punto: chi evade sa di essere evasore. Posto che l’Agenzia delle Entrate rispetti l’anonimato garantito ai cittadini che decideranno di fare questa autovalutazione, il redditest dovrebbe invece avere la funzione di esercitare una pressione psicologica e, in caso di luce rossa, indurre i contribuenti incoerenti – non evasori, si badi bene – a dichiarare di più.
Secondo le simulazioni dell’Agenzia delle Entrate sarebbero almeno 4 milioni nel nostro paese i contribuenti timidi. Ma questi nuovi strumenti riusciranno a fare quello che promettono? Assumeranno le sembianze di un saggio Solone multimediale o di un implacabile Savonarola telematico? L’amministrazione finanziaria ha fatto di tutto per creare uno strumento adeguato, sostenendo che sarà introdotto gradualmente e che verranno ascoltate le ragioni del contribuente. Ma tra le buone intenzioni e la realtà c’è sempre uno scarto. Quale volontà prevarrà, per esempio, quando agli uffici periferici verranno dati obiettivi da raggiungere in fretta?
Ai dubbi sull’efficacia e sull’adeguatezza di questi strumenti si sommano le preoccupazioni sulle conseguenze del clima che hanno generato. Si teme innanzitutto una contrazione dei consumi e quindi un ulteriore peggioramento della recessione. E certamente un effetto restrittivo sui consumi lo avranno, perché i consumatori tenderanno a limitare le spese per non correre il rischio di superare i parametri fissati e subire poi accertamenti da parte del fisco. Molto dipenderà ovviamente da come lo strumento verrà utilizzato: più l’Agenzia delle Entrate avrà un approccio di tipo inquisitorio, più l’impatto sui consumi e quindi sull’economia sarà negativo.
E non finisce qui. Secondo i dati del ministero dell’Interno, sono aumentati enormemente i furti nelle abitazioni, diretta conseguenza della tendenza a tenere tutti i valori in casa per non entrare in meccanismi di tracciabilità. Di fronte a tutto ciò, come si può non auspicare una rivoluzione culturale che introduca il rigore e l’intransigenza della riscossione delle entrate anche nella riduzione delle spese pubbliche e degli sprechi?
E questo per mettere sul tavolo solo alcune delle questioni che redditest e redditometro si portano dietro e che vanno ben al di là dell’ambito puramente fiscale. Tante opinioni, tante domande – ognuno di voi probabilmente ne avrà qualcuna – che restano sospese. Per quanto ancora?