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Chi non risica, non rosica?

By 27/03/2013Marzo 15th, 2023No Comments

Numerose ricerche psicologiche (Mertz, Slovich e Purchase, 1998; Slovich, 2000) dimostrano che il rischio non viene valutato dagli investitori come qualcosa di oggettivo e misurabile. Peraltro, il recente drastico calo dell’obbligazionario ha portato gli investitori a cercare rendimenti maggiori su altri strumenti, aumentando così, di fatto, la naturale propensione all’incognita, dettata più dall’avidità e dalla bramosia del guadagno che non dall’effettiva valutazione del rapporto rischio/rendimento.

Quando si compra un corporate bond che rende un 1-2% in più dei migliori government bond si dovrebbe sempre ipotizzare il peggior scenario possibile, dal default dell’emittente alla difficoltà di liquidare lo strumento in caso di aumento di volatilità; discorso analogo per i bond in valuta straniera che incorporano anche il rischio cambio. Prima di lasciarsi ingolosire da cedole insolite, sarebbe meglio sincerarsi delle condizioni economiche, politiche e sociali del paese emittente.
La storia poi si ripete: qualche mese di mercati rialzisti fa cambiare totalmente l’atteggiamento anche degli investitori più esperti, essendo maggiore la paura di perdere il treno del rialzo che non la pazienza di aspettare l’operazione con maggiori probabilità di successo. Un esempio tipico è il comportamento dei gestori dei fondi, che, quando sono sotto-pesati sul mercato e il mercato continua a salire si vedono costretti a comprare unicamente per seguire i competitors ed evitare critiche per le loro scelte controcorrente. Questa, però, non è certo una scelta dettata da uno studio preventivo…
In certe fasi di mercato è meglio non fare niente e conservare la liquidità, come suggerisce saggiamente il detto “cash is king”, che reca con sè un duplice vantaggio: se si presenta un’opportunità non occorre disinvestire altri strumenti, magari in perdita, per poterla cogliere al volo e soprattutto si ha la lucidità e la razionalità di chi in quel momento non è emotivamente coinvolto sul mercato.
Spesso ci si dimentica anche che il mercato ha tre movimenti: long, short e laterale. Chi si ostina a voler entrare continuamente in posizione quando il mercato non prende direzione, come hanno fatto molti trading system negli ultimi due anni, è destinato a essere regolarmente stoppato in perdita. Per migliorare il rapporto rischio/rendimento molti operatori ricorrono a vari tipi di copertura, vendendo opzioni call sui titoli detenuti in portafoglio così da garantirsi quanto meno una cedola o coprono i titoli long che considerano i temi forti del mercato con la vendita di futures, così da neutralizzare le oscillazioni improvvise del mercato che, mai come in questi ultimi anni, sono state legate a notizie su debiti sovrani e sullo stato di salute delle banche europee e americane.