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Il successo di qualsiasi impresa richiede di passare per alcune fasi obbligate: progettazione, programmazione e realizzazione. Quest’ultima corrisponde al momento in cui il protagonista è completamente assorbito da quello che sta facendo, al punto da non distogliere mai la propria attenzione. Non dà spazio ad altri livelli di interesse, tutto è operativo. Immaginate un pittore che dopo aver pensato e ripensato al soggetto da dipingere, comincia poi l’opera d’arte senza dormire e mangiare finché questa non è compiuta. Cosa vuol dire tutto ciò? Che si può anche impiegare molto tempo nella fase di progettazione per capire la direzione da intraprendere (si prova, poi si torna indietro e si riprova), ma nel momento in cui si comprende qual è la strada giusta, nulla ci distoglie dalla nostra impresa. Per chiunque tenti un’impresa, di qualsiasi livello e dimensione, vale questo principio. La realizzazione, vale a dire la messa in opera, orienta la concentrazione di tutte le energie sull’obiettivo. In questa fase l’individuo sembra invulnerabile: nulla lo distoglie, niente è difficile.

Ciò che spesso si sottovaluta è invece la fase della progettualità, quella in cui ogni pensiero cambia rapidamente, si evolve, si stravolge, poi si ricompone a più riprese prima di assumere una forma definita. In questa dinamica, questa fase corrisponde a quel tempo della vita che chiamiamo tempo libero, o meglio otium. Un momento che troppo spesso superficialmente consideriamo come non lavoro. Oziare, propriamente, significa svolgere azioni non prettamente lavorative, cioè di diversa tipologia ma che naturalmente tendono a essere vicine a ciò che l’individuo più ama, a ciò che gli restituisce vitalità secondo il suo orientamento e il suo temperamento. In questi frangenti si è più aperti e disponibili, ci si sente in vacanza perché non si ha un obiettivo specifico su cui direzionare le azioni e la tendenza a disperdere energie in qualcosa di non utile diventa la norma.
D’altra parte pare che gli errori più diffusi degli imprenditori nascano proprio durante le vacanze: in una condizione di libertà assoluta l’individuo opera scelte e progetti che lo direzionano spesso verso azioni auto-sabotative perché l’attenzione e la concentrazione, dunque anche la lucidità, sono scarse. Per questo il tempo libero non deve essere sottovalutato in nessun senso. Deve essere vissuto e ben programmato e organizzato secondo le proprie inclinazioni, avendo magari l’accortezza di dare spazio ai nostri cinque sensi, che ci orientano e ci permettono di comprendere quali sono le strade da percorrere per poi rendere al meglio durante la nostra attività professionale.