L’osservazione empirica dimostra una ricorrenza statistica che nell’ambiente chiamiamo rally di fine anno: nel periodo che va dal 15 dicembre al 15 gennaio, la percentuale di rialzi dei corsi azionari, rispetto ai periodi di ribassi, si attesta generalmente vicino all’80%. Questo è anche il periodo durante il quale ci arrivano a casa in busta chiusa i dati di rendimento del nostro portafoglio ed è importante dotarsi di una buona conoscenza generale sulla materia per poterli valutare con occhio critico.
Perché? Il motivo si cela nel cosiddetto meccanismo del window dressing, che tradotto in italiano significa “abbellimento della vetrina” (o in senso figurato “fumo negli occhi”). Alla fine dell’anno, i fondi devono presentare la rendicontazione della loro operatività ai clienti e abbelliscono i loro bilanci, vendendo i titoli che stanno sottoperformando e comprando strategicamente titoli che stanno registrando buone performance. Il periodo natalizio peraltro si presta in maniera ottimale a queste manipolazioni perché i volumi di scambio tendenzialmente diminuiscono e la speculazione trova terreno fertile, riuscendo a muovere il mercato nella direzione auspicata con poco sforzo e capitali relativamente contenuti. Considerando poi che le mani forti agiscono di concerto perché tutti hanno vantaggio ad alzare i prezzi, si spiega facilmente la ratio sottostante al rally di fine anno.
Questa pratica rende un portafoglio apparentemente più profittevole e pertanto più attraente. I beneficiari di questo meccanismo sono innanzitutto coloro che lo ordinano, ovvero i manager dei fondi stessi, che hanno un interesse specifico nel fare apparire i risultati migliori di quanto non siano realmente perché la loro remunerazione dipende spesso dalle performance di fine anno. Inoltre, le stesse società quotate hanno interesse a chiudere l’anno cercando di contabilizzare le partecipazioni a prezzi maggiori, così da registrare valori di bilancio migliori.
Ma la certezza non è di questo mondo e a ogni riflessione va dato un peso in termini probabilistici. Perciò bisogna anche tenere presente che se la congiuntura economica e finanziaria internazionale si trova in pessime acque per qualche scandalo o qualche default inaspettato, se gli Istituzionali ritengono che, indipendentemente dai bilanci, sia più proficuo per loro scommettere su un ribasso, questo fenomeno assumerà un peso ponderato inferiore e i listini scenderanno ugualmente. Per esempio, la peggiore performance registrata nel mese di dicembre dal Comit, un indice globale che misura la variazione delle quotazioni giornaliere delle azioni, risale al 1991 in coincidenza con la guerra del Golfo e con la crisi internazionale delle borse e ammonta a un -7,5%.
Come volevasi dimostrare: l’eccezione conferma la regola.
Perché? Il motivo si cela nel cosiddetto meccanismo del window dressing, che tradotto in italiano significa “abbellimento della vetrina” (o in senso figurato “fumo negli occhi”). Alla fine dell’anno, i fondi devono presentare la rendicontazione della loro operatività ai clienti e abbelliscono i loro bilanci, vendendo i titoli che stanno sottoperformando e comprando strategicamente titoli che stanno registrando buone performance. Il periodo natalizio peraltro si presta in maniera ottimale a queste manipolazioni perché i volumi di scambio tendenzialmente diminuiscono e la speculazione trova terreno fertile, riuscendo a muovere il mercato nella direzione auspicata con poco sforzo e capitali relativamente contenuti. Considerando poi che le mani forti agiscono di concerto perché tutti hanno vantaggio ad alzare i prezzi, si spiega facilmente la ratio sottostante al rally di fine anno.
Questa pratica rende un portafoglio apparentemente più profittevole e pertanto più attraente. I beneficiari di questo meccanismo sono innanzitutto coloro che lo ordinano, ovvero i manager dei fondi stessi, che hanno un interesse specifico nel fare apparire i risultati migliori di quanto non siano realmente perché la loro remunerazione dipende spesso dalle performance di fine anno. Inoltre, le stesse società quotate hanno interesse a chiudere l’anno cercando di contabilizzare le partecipazioni a prezzi maggiori, così da registrare valori di bilancio migliori.
Ma la certezza non è di questo mondo e a ogni riflessione va dato un peso in termini probabilistici. Perciò bisogna anche tenere presente che se la congiuntura economica e finanziaria internazionale si trova in pessime acque per qualche scandalo o qualche default inaspettato, se gli Istituzionali ritengono che, indipendentemente dai bilanci, sia più proficuo per loro scommettere su un ribasso, questo fenomeno assumerà un peso ponderato inferiore e i listini scenderanno ugualmente. Per esempio, la peggiore performance registrata nel mese di dicembre dal Comit, un indice globale che misura la variazione delle quotazioni giornaliere delle azioni, risale al 1991 in coincidenza con la guerra del Golfo e con la crisi internazionale delle borse e ammonta a un -7,5%.
Come volevasi dimostrare: l’eccezione conferma la regola.