Skip to main content

La cassetta degli attrezzi di cui ogni trader deve dotarsi prima di operare deve contenere strumenti che permettano di orientarsi tra le continue indicazioni contrastanti provenienti dal mercato. Un posto di rilievo in questa cassetta va riservato all’osservazione del trend in atto, contro il quale non è mai saggio posizionarsi.

Nel 1884 Charles Dow, da cui prese nome il noto indice americano, fondò la prima teoria dell’analisi tecnica, tuttora considerata di vitale importanza per i suoi principi fondamentali, sempre attuali. Un uptrend si realizza quando si registrano massimi e minimi crescenti, mentre un downtrend si verifica quando si susseguono massimi e minimi decrescenti.

Congiungendo tra loro massimi e minimi, si crea sul grafico un canale all’interno del quale i prezzi oscillano fino a quando non si verifica un segnale di inversione di tendenza. In un rally al rialzo ogni correzione può definirsi tale fino a quando l’ultimo minimo rimane superiore al precedente; quando invece l’ultimo massimo e l’ultimo minimo sono inferiori ai precedenti si ha conferma che le forze tra compratori e venditori sono mutate. Quando invece si verifica o solo un minimo o solo un massimo inferiore ai precedenti bisogna stare all’erta, perché significa che il trend è affaticato.

I trend si suddividono in tre categorie: il primario, il secondario e il minore. Quelli primari sono suddivisi a loro volta in tre fasi: l’accumulazione, nella quale acquistano gli operatori meglio informati che ritengono che le notizie negative siano state assimilate; la partecipazione pubblica, in cui i trend followers si accodano agli acquisti spinti dalle notizie sempre più positive; la distribuzione, quando i meglio informati distribuiscono i titoli ai “ritardatari”.

La validità di questa teoria è strettamente collegata all’orizzonte temporale adottato: più il time frame è ampio, più i segnali sono affidabili; mentre più sarà stretto, più i segnali richiederanno ulteriori conferme. Da ciò deriva che questa analisi sarà utilizzata maggiormente per operazioni di posizione osservando i time frames giornalieri e settimanali con l’intento di cogliere buona parte del trend, ma per operazioni intraday dovrà essere affiancata ad altre tecniche.

E’ fondamentale sottolineare che queste dinamiche nascono dall’operatività degli attori sul mercato, a loro volta mossi dall’emotività, che si manifesta sempre nelle stesse modalità: nelle fasi di accumulazione prevale nella psicologia collettiva la paura incentivata dalla caduta dei prezzi, per cui si rimanda l’acquisto e, una volta che la speranza ha lasciato il posto alla disperazione, si svende; nella fase di partecipazione pubblica prevale l’ottimismo nel vedere i prezzi risalire, per cui si compra in fretta; nella fase distributiva, infine, prevale l’avidità, che impedisce di monetizzare il guadagno teorico realizzato perché si pretende sempre di più.
Ecco perché i trader hanno imparato che la chiave del successo risiede solo nella gestione della propria emotività.