All’inizio del XX secolo lo scienziato Albert Einstein stabiliva due postulati fondamentali della sua teoria. Uno di questi fissava la velocità della luce come valore costante assoluto. L’introduzione della costanza della velocità della luce da parte di questo scapigliato fisico tedesco ha rivoluzionato, più meno direttamente, l’intero universo scientifico. In presenza di una costante fondamentale (la velocità della luce, appunto), è il tempo a non essere più costante. Il tempo, dunque, diventa relativo. Nel suo romanzo “Mattatoio n.5” Kurt Vonnegut tratta della relatività del tempo, mentre in maniera delicata affronta anche la tragedia della guerra. Particolarmente interessante, dal punto di vista degli strumenti narrativi, è però il modo in cui l’autore costruisce il personaggio principale, Billy Pilgrim.
Per questo personaggio il tempo non ha infatti un’evoluzione lineare: in un’ottica che è stata solitamente definita fantascientifica, ma che non si discosta molto dalle possibili risultanti della teoria della relatività, il protagonista vive il tempo (o meglio il “suo” tempo, il tempo della sua vita) in unico momento. Passato e futuro sono per lui un unico dilatato presente: nello stesso momento vive la guerra mondiale e i suoi giochi di bambino, le giornate lavorative e la vita familiare, la sua nascita e la sua morte. Nella fantascientifica visione di questo personaggio letterario troviamo forse una possibile risoluzione dell’angoscia umana, che tanto ha a che fare con lo scorrere inesorabile del tempo. Vivendo la sua vita come un unico momento diluito in un tempo ormai totalmente relativo, il personaggio non è più costretto a vivere uno stanco presente, schiacciato tra passato e futuro e, libero da questo peso, può finalmente esistere senza compromessi.