di Ciemme
Se un marziano dovesse ritrovare un giorno gli spot che nei primi anni Duemila erano rivolti alle donne, si farebbe di noi un’idea piuttosto bizzarra. Essendo un marziano, non saprebbe nulla degli esseri umani né, a maggior ragione, delle donne, ma informarsi per mezzo delle pubblicità che vanno in onda in Italia sarebbe totalmente fuorviante.
Gli uomini?
Belli. Lisci, ammalianti, di successo.
Alla guida di auto perfette, sorridenti, coi bambini, tonici, ricchi. Uomini che non devono chiedere mai.
Mah, e le donne?
Catorci.
Frustrate da un intestino pigro da ridurre alla ragione a suon di fermenti. Maledette per l’eternità a manipolare i propri strati adiposi.
Allarmate dai segni del deterioramento cellulare sul contorno occhi. Al colmo della felicità quando sconosciuti in autobus non avvertono gli effluvi delle loro ascelle.
Afflitte da fastidiosi odori mestruali che danno loro la gioia di poter comprare strisce di plastica profumate da tenersi nelle mutande dalla pubertà fino alla vecchiaia, quando la resistenza dell’adesivo della loro dentiera non potrà trattenerle dal sorridere continuamente.
Luciana Litizzetto a Che tempo che fa ha fatto bene a parlare di pari opportunità nel mondo televisivo.
Speriamo di convincere il marziano che la tv fornisce una rappresentazione falsa e irrispettosa del femminile.
E cominciamo col ricordarlo a noi stesse.