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Chi controlla il controllore?

Di 15/06/2010Marzo 15th, 2023No Comments

1189187_71004365_optdi Michela Cocchi (Avvocato membro dell’UIA)

Vorrei partire da un episodio, avvenuto nell’ambito di un mercato, quello dell’arte, che, per le sue caratteristiche aiuta a sollevare un quesito applicabile alla generalità del sistema di mercato: possiamo davvero dire d’avere a che fare solo con un mercato? 
Due case d’asta, in occasione della medesima tornata, registravano la stessa opera d’arte, inserita nei rispettivi cataloghi: uno dei due lavori era, evidentemente, falso. Quale, però? Entrambi erano corredati del certificato di autenticità. Dunque, anche uno dei certificati era falso. Le verifiche svolte dalle case d’asta coinvolte hanno portato alla individuazione dei falsi, con una particolarità, l’opera d’arte autentica era corredata dal falso certificato e viceversa. Le due case d’asta, di comune accordo, hanno ritirato l’offerta controversa.

Tuttavia, dove l’offerta non fosse stata ritirata, a ricavarne vantaggio sarebbe stata l’opera falsa solo perché accompagnata dal vero certificato di autenticità. Questo episodio, anche se si colloca in un settore economico estremamente tipizzato, quale è quello dell’arte, influenzato da un rapporto del tutto particolare tra valore d’uso, valore di scambio e valore simbolico del bene, che ne è l’oggetto consente, dicevamo, di generalizzare una riflessione. Il fulcro dell’episodio sta nel fatto che qualcosa che non corrisponde a ciò per cui è venduta (cioè opera d’arte di un determinato autore) diviene suscettibile di costituire valore di scambio, corrispondente a quell’offerta, solo perché corredata da valido certificato di autenticità. Qualcos’altro, evidentemente, non funziona e qui sta la radice del meccanismo di funzionamento di un mercato, qualunque esso sia.

Ogni mercato si rivela caratterizzato dalla dicotomia e dialettica tra produzione e scambio, tra momento dell’accumulazione e della crescita economica da un lato e momento allocativo dall’altro lato: l’uomo, inteso come soggetto agente dell’economia lotta, infatti, contro la scarsità di tempo e risorse ed è questa lotta a costituire uno dei pilastri fondanti del processo economico: riproducibilità contro e verso scarsità; sviluppo contro e verso distribuzione di risorse scarse fra impieghi alternativi. In ultimissima ed estremamente sintetica analisi l’affermazione della libertà individuale permette di sostituire il diritto di proprietà alla soggezione alla sovranità e, attraverso questa affermazione, trova individuazione la dimensione dell’identità sia del soggetto agente sia dell’oggetto prodotto, con l’instaurazione della dinamica del riconoscimento, che è riconoscimento di un valore, che non può che essere un valore intrinseco ed endoprodotto.

E’ sulla base di questo valore, che si costruiscono domanda e offerta. Vari e molteplici sono gli strumenti, che, ai differenti livelli e con riferimento ai diversi settori, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, sono stati e continuano ad essere adottati e aggiornati al fine dell’efficacia e regolarità del funzionamento del meccanismo domanda/offerta. Ne sono esempi i metodi volti alla standardizzazione e alla definizione della normazione tecnica, per la quale l’Organizzazione internazionale per la normazione, nota con l’abbreviazione ISO, è la più importante organizzazione a livello mondiale. L’ISO è stata fondata il 23 febbraio 1947 e ha il suo quartier generale a Ginevra, Svizzera. Membri dell’ISO sono gli organismi nazionali di standardizzazione di 157 Paesi del mondo. L’ISO si autodefinisce un’organizzazione non governativa; tuttavia, la sua capacità di stabilire standard che, attraverso accordi e trattati, diventano leggi, la rende molto più potente in pratica, in quanto consorzio con forti legami con i Governi. In Italia, le norme ISO vengono recepite, armonizzate e diffuse dall’UNI, che partecipa, in rappresentanza dell’Italia, all’attività normativa degli organismi sovranazionali di normazione: ISO (International Organization for Standardization), appunto e CEN (Comité Européen de Normalisation). L’UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione – è un’associazione privata senza scopo di lucro, i cui soci, oltre 7000, sono imprese, liberi professionisti, associazioni, istituti scientifici e scolastici, realtà della Pubblica Amministrazione.

L’UNI svolge attività normativa in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario, ad esclusione di quello elettrico ed elettrotecnico di competenza del CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano. L’UNI è stato costituito nel 1921, con la denominazione UNIM, a fronte dell’esigenza dell’industria meccanica di unificare le tipologie produttive, facilitare l’intercambiabilità dei pezzi, ecc. Da allora, l’attività di normazione ha assunto sempre più importanza nel contesto economico del paese: già nel 1928, la Confindustria ne riconobbe il ruolo fondamentale per l’economia e ne promosse l’estensione a tutti i settori industriali: l’UNIM si trasformò così anche formalmente e la sigla che lo contraddistingueva perse la “emme” finale, diventando l’attuale UNI. Il ruolo dell’UNI, quale Organismo nazionale italiano di normazione, è stato riconosciuto dalla Direttiva Europea 83/189/CEE del marzo 1983, recepita dal Governo Italiano con la Legge n. 317 del 21 giugno 1986.

Nella lista di standard UNI – ISO attualmente esistenti, che è la più varia, citiamone uno per tutti: lo standard ISO 9001, intitolato “Sistemi di gestione per la qualità – Requisiti”, che definisce i requisiti di un sistema di gestione per la qualità per una organizzazione. Altro esempio di standardizzazione di normazione è la sigla SA 8000 (tecnicamente SA8000:2001, dove SA sta per Social Accountability), che identifica uno standard internazionale redatto dal CEPAA (Council of Economical Priorities Accreditation Agency) e volto a certificare alcuni aspetti della gestione aziendale attinenti alla responsabilità sociale d’impresa (CSR – Corporate Social Responsibility), quali il rispetto dei diritti umani, il rispetto dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro. Ulteriore esempio è il rating, un metodo utilizzato per classificare sia i titoli obbligazionari che le imprese in base alla loro rischiosità. Nell’attuale pratica, i tre esempi, qui in considerazione, hanno in comune il metodo dell’eterocertificazione. I rating sono periodicamente pubblicati da agenzie specializzate, come Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Ratings; SA8000 e ISO 9001 sono certificati da organismi appositamente accreditati e autorizzati.

Non vi è chi non abbia rilevato come insito nel metodo di eterocertificazione, sia il rischio di conflitto d’interessi, con tutto quello che ciò porta con sé. Basti pensare che nel diritto internazionale si è ormai concordi nell’inquadrare il conflitto d’interessi fra le nuove forme di corruzione… Come gestire dunque questo rischio? Attraverso l’ulteriore produzione di normazione tecnica di standardizzazione? Applicabile, questa volta, agli organismi di certificazione, che, a loro volta devono essere certificati da un ulteriore organismo? In una catena, potenzialmente infinita, di eterocertificazione del controllore del controllore? Certo, per questa via, s’introducono nuove forme professionali e di servizi, ma cosa si aggiunge al valore della produzione e del suo prodotto, oggetto dello scambio? La domanda non vuole essere un artificio retorico: è realmente posta.