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Al posto delle radici ci hanno dato i piedi, per camminare nel mondo, su sentieri di foglie. Allora vorrei mettere in fila tre libri di un solo grande autore, di quelli che rischiano di passare inosservati, per la sobria profondità e luminosa eleganza del loro pensare. Parlo di Antonio Prete, studioso di Leopardi e Baudelaire, traduttore e poeta. Volendo tracciare un cammino dentro il suo lavoro inizio dal libro più recente, Tutto è sempre ora, uscito per la celebre Serie Bianca di Einaudi: libro che si muove tra lirica e racconto, a rivelare in sussurri la vita, dalla campagna del Salento, in ascolto delle vibrazioni del mare, ai giorni di ricerca sull’altra lingua: prove di traduzioni da Eliot, Wallace Stevens, Reverdy e oltre. Il secondo passo è un viaggio a Leopardi: con La poesia del vivente (Bollati & Boringhieri) ci inoltriamo nella sua bottega di pensiero, fino a sentircelo vicino, nonostante il tempo, e arrivare a pensare con lui, la relazione più autentica di Uomo e Natura. L’ultimo approdo è un altro saggio, quel Trattato della lontananza (Bollati & Boringhieri) che ai nostri tempi, scanditi da facili e virtuali prossimità, riesce a restituirci la profondità di sguardo, affettiva e illuminante, sul nostro abitare il mondo, in un contatto intimo con le pratiche di una distanza, specchio dei nostri desideri segreti e intraducibili.