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Il fascino e la magia dell’architettura e dell’arte islamica si inseriscono con forza e determinazione anche a Roma, apportando ed arricchendo la città di quei contenuti estetici tipici della loro spiritualità. Ne è l’esempio lampante la spettacolare moschea progettata dal grande architetto italiano Paolo Portoghesi e considerata uno dei suoi più grandi capolavori. L’opera che oggi gode di un ampio benestare, ha incontrato, nel corso della sua realizzazione, non poche difficoltà ad infrangere il tabù all’accesso nel mondo della cristianità della religione islamica. Portoghesi con la sua opera ha saputo, sapientemente, inserire nel contesto storico-ambientale i capisaldi dell’architettura islamica adattata e plasmata sulle realtà esistenti.
Nella moschea di Portoghesi si evocano i prestigiosi edifici religiosi turchi ma anche l’architettura romana, infatti l’impianto planimetrico vede il sodalizio di due forme principali che sono il quadrato della pianta ed il cerchio della cupola.
La profonda riflessione sul tema della religiosità islamica culmina nell’attenzione prestata alla simbologia della luce che viene smaterializzata nei giochi di chiaroscuro conferendo un senso di indefinitezza, astrattezza ed indeterminatezza oltre che di grande spiritualità.
Oltre alla delicata questione riguardante l’interazione tra la religione islamica e cattolica di cui sopra, al progetto sono legati vincoli relativi all’architettura romana che prevedevano che il nuovo edificio non superasse, per sontuosità, i luoghi di culto della Roma cristiana. Cosi, l’altezza del minareto risulta essere inferiore alla cupola di San Pietro e, essendo l’unico al mondo a non avere altoparlanti da quella torre nessuna voce invita i fedeli alla preghiera.
Il 4 giugno 1984 l’impresa Fortunato Federici diede finalmente inizio ai lavori di costruzione, che si conclusero dopo un decennio con una solenne cerimonia di inaugurazione che ebbe luogo il 21 giugno 1995.