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Vorrei scrivere di 3 romanzi. Quasi 2000 pagine e 3 luoghi: New York, Parigi e l’Appennino reggiano. Dicono che il romanzo è l’esplorazione di un’anima: quella dell’uomo e del mondo. Mette in crisi le nostre certezze e la sua saggezza è fatta di verità che si contraddicono e si incarnano in tanti io immaginari, i personaggi. Iniziamo dalla Parigi del primo ‘900, la voce inconfondibile di Gertrude Stein, nella riedizione di Autobiografia di tutti (Nottetempo), tradotta da Fernanda Pivano. Entriamo nell’atelier di questa grande anarchica e di alcuni suoi amici: Picasso ed Hemingway, per citarne due. Ci spostiamo nel New Jersey dal 1947 ai giorni nostri, a inseguire le 4 vite possibili di Archie Ferguson, nel mastodontico e godibilissimo capolavoro di Paul Auster, 4 3 2 1 (Einaudi), che qui gioca alla grande con la scrittura, il baseball, la storia e la sua biografia. Infine ritorno a casa, ai piedi della Pietra di Bismantova, dove si svolge l’indagine della giornalista rinnegata Irene Fontana, che non crede al suicidio del giovane Filippo, e affonda nel tempo interrotto di paesi abbandonati, riti ancestrali, feste proibite e sculture che gridano, nell’inquieto e perturbante noir di Patrick Fogli, A chi appartiene la notte (Baldini & Castoldi). Libri che contengono moltitudini. Anzi, una sola moltitudine.