Fiammanti come la carrozzeria di un’auto, seducenti come oggetti di design, lisci al tatto, a tinte pop. Le opere dell’artista torinese Diego Dutto, raccolte nel catalogo Evolutionae (Vanilla Edizioni, 2016), ridisegnano la natura, dando vita a cuori bionici (KR900, 2009) e maternità tecnologiche (M’amy, 2010). Affiorano, nella sua ricerca, i reperti di una civiltà perduta, affine alla nostra per forme animali (Tarta, 2012) e riferimenti mitologici (Hermes, 2012), ma in grado di ibridare elementi organici e tecnologici, secondo un processo atto a garantire il perdurare della specie. Una produzione che si caratterizza per le superfici brillanti e levigate, per la perfezione del dettaglio, per la realizzazione di oggetti che sembrano usciti da una fabbrica, ma che in realtà sono pezzi unici, ottenuti attraverso la lavorazione delle resine o della ceramica, impreziosita con riflessi cromati. Il materiale, che sia terracotta o platino, è un semplice strumento nelle mani dell’artista, che sceglie per ogni nuova opera ciò che meglio può dare corpo all’idea iniziale, agli schizzi, ai bozzetti, a quella fase progettuale in cui è insito il senso dell’intera ricerca e che, solo in un secondo momento, trova concreta realizzazione. Abbandonate le superfici patinate, Diego Dutto sta ora lavorando ad un nuovo ciclo di opere in cui elementi organici – riconoscibili e allo stesso tempo impossibili – dialogano con simboli e forme archetipe, in viaggio verso un futuro remoto…
Diego Dutto
Nasce nel 1975 a Torino, dove vive e lavora.
www.diegodutto.it