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Che vento soffia da Oriente? Che prospettive dobbiamo aspettarci in Europa osservando l’orizzonte verso la Mezzaluna fertile, il Medio Oriente, la penisola araba? Abbiamo davanti territori di grandi contraddizioni, ricchi e prosperi quando in pace, ma spesso scossi da violenti fermenti politici che ne minano la stabilità, quando non sconvolti da terribili guerre inestinguibili. Eppure Expo 2020 andrà in scena a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e non è stata una scelta casuale.
Il tema dell’esposizione sarà “connecting minds, creating the future”, e l’antico nome arabo della città (Al-Wasl) significa proprio “il collegamento”. La sfida del presente e del futuro sarà infatti stabilire un nuovo collegamento stretto e solido tra il mondo occidentale e quello orientale, inteso non più come il novecentesco e granitico blocco comunista, ma un agglomerato eterogeneo e complesso dove il comune denominatore è la religione islamica.
“Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” recitano i Vangeli cristiani, sancendo una divisione tra potere spirituale e potere temporale che è una caratteristica comune a tutte le società occidentali e soprattutto europee. Ma questa separazione non è così smaccata nelle società mediorientali, e a fronte di alcuni paesi in cui lo Stato si mantiene laico, diverse altre nazioni intrecciano la propria legislazione ai principi dell’Islam, fino ad arrivare a paesi dove il principio fondante dello Stato è la religione stessa.
Accedere pertanto a queste società e a queste economie arrivando da Occidente è una sfida nella sfida. E’ necessario conoscere e capire autenticamente determinati meccanismi per permeare i mercati arabi e mediorientali che, comunque sia, all’ombra della tradizione hanno un profondo, diffuso e – talvolta – inconfessato desiderio di Occidente. Ma come in ogni casa altrui, si entra come ospiti, rispettando usanze e regole, ricordando sempre il nostro ruolo: artefici di incastri imprenditoriali, ambasciatori della nostra società, costruttori di ponti.