Tutte le volte che all’esortazione di “non rompere le scatole” ci è capitato di pensare che fosse una metafora per ingentilire l’esortazione a non mettere in agitazione parti maschili particolarmente sensibili, ci siamo sbagliati. E di parecchio anche.
L’origine di questo modo di dire pare si perda agli inizi del Novecento, durante gli anni della prima guerra mondiale. All’epoca i soldati italiani usavano il fucile Carcano modello 91. I caricatori di questo fucile erano avvolti in pacchetti di carta arancione e in questa confezione venivano portati dentro le giberne. Nei momenti che precedevano un attacco pertanto, l’ordine che i soldati in trincea si sentivano fischiare nelle orecchie era “rompere le scatole!”, cioè di spacchettare i caricatori, prospettando in questo modo la non piacevole situazione di combattimento. La frase, una volta riportata dai reduci delle trincee nella vita di quotidiana del dopoguerra, finì per diventare una frase che indica l’approssimarsi di una situazione alquanto sgradevole.