Si sente spesso parlare di rischio, soprattutto di questi tempi, ed altrettanto si sente parlare di rendimento, diventato sempre più difficile da trovare.
Rischio e rendimento vanno a braccetto, eppure non tutti sono allenati a valutare in maniera appropriata la loro relazione, persino molti professionisti del settore.
Oggi nessuno strumento finanziario è privo di rischio: il risparmiatore ha paura ed è avverso all’idea di dover rischiare, ma non sa percepire e valutare correttamente quando i suoi risparmi stanno correndo questo “pericolo”, per cui si lascia abbindolare dalle proposte teoricamente allettanti, soprattutto delle banche, di rendimenti del 5%, senza capirne la rischiosità e senza sapere che, a parità d’azzardo, potrebbe ambire a ben altri rendimenti.
Oggi anche investire in BTP a 10 anni è diventato rischioso, in quanto ci si espone al pericolo di un rialzo dei tassi di interesse. Se, pur avendo un orizzonte temporale breve, si è disposti ad un rischio del genere, pur di spuntare un misero 1% in più, si va poco lontano.
Le banche emettono strumenti con barriere protettive molto alte, anche al 50% dal prezzo di partenza, ma con rendimenti ridicoli per chi sa valutare il rischio.
Anche diversificando su 10 strumenti che rendono il 5% annuo con barriere al 50%, se anche solo su un paio incontrano la barriera, complessivamente la perdita diventa importante.
Il giusto approccio è pretendere il giusto premio a fronte del rischio che si assume. L’obiettivo è mettersi nelle condizioni in cui, anche se un singolo investimento va male, l’alto rendimento offerto dagli altri strumenti compensa ampiamente e mantiene il risultato complessivo più che soddisfacente.