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Massimo Romolotti_optPartiamo dalla riforma della giustizia, nel suo complesso. Mi riferisco alla chiusura per accorpamento di molti tribunali e uffici del giudice di pace, del ricorso a procedure di mediazione quali la negoziazione assistita, la conciliazione e l’arbitrato. Tutto ciò ha contribuito ad una sensibile diminuzione del contenzioso civile pendente come risulta dalla nota illustrativa del Ministero che mette a confronto gli ultimi due anni giudiziari.

Siamo tutti consapevoli che l’eccessiva durata del processo civile sia la ragione di ripercussioni molto negative nell’ambito economico finanziario dell’impresa, e anche i semplici cittadini manifestano sempre meno fiducia verso la giustizia. Questo fenomeno dovrebbe essere sradicato, in quanto una collettività che considera la tutela dei propri diritti una sorta di voragine nella quale una volta precipitato non sai quando potrai uscire, è una comunità malata. Il principio della denegata giustizia è ormai molto diffuso nel nostro Paese e le istituzioni, per riacquistare la fiducia dei cittadini e del mondo delle imprese, non devono solo dichiarare intenzioni, ma devono essere propositive e costruttive. Urge riorganizzare un sistema Italia che oggi è visto dal cittadino come terra di conquista per la corruzione.

Viviamo in un’epoca dove dobbiamo fare i conti quotidianamente con maggiori impegni da sbrigare in un tempo sempre più ridotto. Ma siamo assistiti da un avanzamento tecnologico che ci aiuta molto. Proprio questa tecnologia deve essere presa in considerazione dallo Stato e resa disponibile per risolvere le diverse esigenze dei cittadini. Il processo telematico è un primo grande passo verso la totale dematerializzazione degli atti di causa e quindi la sua velocizzazione. Occorre continuare su questa strada e saranno necessari ulteriori investimenti tesi a migliorare, a perfezionare il suo buon funzionamento.

Ma questo non è l’unico strumento che può permettere alla giustizia un salto di qualità: ne riparleremo.