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Dopo la stagione tecnica, gli italiani sono tornati alle urne per eleggere i propri rappresentanti (mentre scriviamo il Paese ha nuovi deputati ma non ha ancora un Governo, ndr). Per farlo, gli aventi diritto hanno prima confrontato i diversi programmi elettorali alla ricerca di un’illuminazione, di qualcuno che ispirasse fiducia o una manciata di certezze. D’altra parte, anche nella nuova epoca della politica 2.0, fatta di tweet, post e newsletter l’enfasi che ogni partito ha posto sulle propria agenda – per utilizzare una parola cara alle diverse coalizioni – è stata al solito grande. Ma come si fa, poi, a essere sicuri che alle parole spese in campagna elettorale facciano seguito i fatti?
La storia insegna che in Italia sono le promesse elettorali a farla da padrone, con i protagonisti di turno che sciorinano punti del proprio programma dal peso specifico più o meno importante, e che vengono poi puntualmente disattesi in parlamento. Ma a mettere la politica spalle al muro, confrontando quanto detto prima e quanto realizzato poi, ci pensano alcune community e associazioni indipendenti, non legate ad alcun partito, che si limitano a incrociare il pre e il post elezioni, valutando l’operato dei parlamentari e fornendo al cittadino uno strumento non solo per votare bene, ma anche per controllare come si comporta il politico o il partito a cui si è deciso di dare fiducia. Una di queste associazioni è Openpolis, il cui motto è: “Colleghiamo i dati per fare trasparenza, li distribuiamo per innescare partecipazione. Costruiamo strumenti liberi e gratuiti per aprire la politica’”. Per addentrarci meglio in questa realtà abbiamo parlato con il responsabile editoriale Vincenzo Smaldore, che ci ha spiegato come e con quali metodi anche il lavoro di questa XVII legislatura sarà passato ai raggi X.
«Operiamo con diversi strumenti – racconta Smaldore – dai progetti veri e propri ai dossier. Ma un documento che riteniamo fondamentale per i cittadini è senz’altro Camere Aperte, un rapporto sulla XVI legislatura che è stato presentato lo scorso 5 febbraio al Senato. Lì abbiamo raccolto una serie di valutazioni sull’operato dei parlamentati e dei governi che si sono succeduti nella precedente legislatura, per aiutare chi si sarebbe recato alle urne nell’importante scelta elettorale. In questa indagine l’attenzione è concentrata sui politici, per vedere come e quanto hanno operato, se sono stati produttivi o meno, di quali argomenti si sono occupati e come hanno interagito con i colleghi». Smaldore aggiunge: «Il fine di questa nostra iniziativa, completamente gratuita, è quello di offrire una politica trasparente. Attualmente infatti il parlamento non è così aperto: tutto quello che avviene nelle Commissioni per esempio è praticamente secretato».
Spesso e volentieri, ciò che manca ai programmi elettorali è la chiarezza; molte volte si arriva a votare più per partito preso che non sulla base di una conoscenza che porta a una scelta consapevole. è per questa ragione che Openpolis ha sviluppato ormai da tempo un progetto chiamato Voi siete qui, una test politico-elettorale che aiuta a capire quali partiti rappresentano di più le proprie posizioni politiche in base ai programmi elettorali e alle dichiarazioni pubbliche dei leader prima delle elezioni. L’utente risponde a 25 domande e come risultato ha la sua posizione in una specie di sistema solare dove orbitano i vari partiti. Sono 800 mila i cittadini che hanno fatto questo test prima delle politiche e fanno riflettere le loro percentuali di posizionamento rispetto ad alcuni dei temi presi in esame. In particolare, risaltano le percentuali bulgare di utenti favorevoli a pene più severe per il falso in bilancio (95%) o a riforme come l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (83%) e l’introduzione del testamento biologico (91%). Solo il 64% di loro sarebbe invece favorevole all’abolizione dell’Imu. «Questi risultati – prosegue Smaldore – sono una pietra miliare su cui basare l’analisi della prossima legislatura. è in questo modo che si potranno vedere le eventuali incongruenze tra campagna elettorale e ciò che avverrà dopo la chisura dei seggi. Se volete un esempio, uno tra i più calzanti è quello che riguarda l’abolizione delle Province. Ebbene: nei programmi della precedente legislatura, tutti i partiti eccetto la Lega si erano espressi a favore; poi, quando è stato il momento di votare davvero, in tanti hanno dato parere contrario».
Ma c’è un’altra questione che frigge: quanto si assomigliano tra loro i diversi programmi? «In molti non hanno nemmeno un programma elettorale tradizionalmente inteso. I tempi stretti con cui si è andati al voto certamente hanno influito. Penso alla lista Ingroia, ad esempio, che non ha praticamente fatto campagna elettorale, affidandosi invece a un manifesto; ma anche il Movimento di Grillo, che aveva promesso nuovi temi, salvo poi presentarsi con lo stesso programma di cinque anni fa».
Al di là di associazioni come Openpolis, c’è qualche organo preposto che vigila sull’applicazione dei programmi elettorali? «In Italia no – conclude Smaldore – Questa è un’usanza tipicamente anglosassone, con veri e propri cani da guardia il cui compito è quello di tenere costantemente il fiato sul collo del politico di turno per vedere come e quanto si discosta da quanto affermato in sede di campagna elettorale. In Italia una struttura simile non esiste perché non esistono solidi soggetti indipendente: qui quasi tutto è collaterale».