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Pare proprio che la “culla della democrazia” non ne possa davvero più della vecchia Europa. La crisi politica, economica e sociale che ha portato la Grecia alla bancarotta ha prodotto nel Paese un’ondata di sentimenti che definire euroscettici è davvero un eufemismo. Più sensato parlare di nazionalismo con evidenti tendenze estremiste, basti pensare al recente ingesso in Parlamento del partito “Alba Dorata”, dichiaratamente di stampo razzista e neonazista, che alle ultime elezioni ha raccolto uno sconcertante 7%. In tale contesto, è facile spiegare la crescente popolarità dei partiti che (deliri nazisti a parte) propongono di abbandonare l’Europa ed ovviamente l’Euro. Tale drastica soluzione e le sue conseguenze sono molto discusse in questi giorni. In questo ipotetico (ma, secondo molti, ormai non del tutto improbabile) scenario, decisivo sarebbe il lasso di tempo che intercorre tra l’annuncio del Governo dell’abbandono dell’Euro e l’effettiva messa in circolo della nuova moneta. Le preparazioni di tale manovra si svolgerebbero ovviamente in gran segreto, c’è anzi chi sostiene che siano già in corso e che Atene abbia già da qualche mese incominciato a “sfornare” le nuove dracme. Si è parlato di contatti con la società inglese De La Rue, specializzata nella produzione di moneta.
Ciò che il governo vuole e deve evitare è infatti il panico incontrollato della “corsa agli sportelli”, logica ed inevitabile conseguenza dell’annuncio dell’uscita dall’Euro: in uno scenario già visto in Argentina alla fine degli anni ‘90, verrebbero messi dei limiti alla quantità di denaro prelevabile dai cittadini. La nuova moneta verrebbe quindi introdotta ad un tasso di cambio di uno a uno con l’Euro, ma pochissimo tempo subirebbe una netta svalutazione portando il paese nel baratro dell’iperinflazione. Con conseguenze immaginabili per la popolazione, ed il rischio che, ancora una volta in Europa, l’incertezza e la disperazione spianino la strada a personaggi e “politici” che stiamo ancora tentando di dimenticare. La Storia insegna.