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Guardo su Facebook scene inverosimili da Modena e Ferrara. La terra che si spacca e rigurgita sabbia. Il fango dalle tubature risale e invade completamente un bagno. Scuole che sembrano bombardate.

Poi, a un certo punto, questo post:

“Sono molti gli artisti figli di questa terra o che devono qualcosa all’Emilia. Se li conosco, sono anche loro persone che sanno rimboccarsi le maniche. Lancio un appello. A quanti, da questi territori feriti, hanno tratto ispirazione e vita: c’è bisogno di voi. […] Prima le cose essenziali: i soccorsi, i beni di prima necessità. La sicurezza. […] Ma poi c’è da occuparsi anche dell’anima, del cuore, della solidarietà. Costruiamo un grande evento, regalate una notte finalmente serena a chi non riesce più a dormire. Si può ricostruire anche con la musica, raccogliendo fondi per tutti coloro che sono rimasti colpiti”. E’ Marco Barbieri, consigliere regionale dell’Emilia Romagna.

Solo due minuti e i Nomadi rispondono: “Ciao Marco, sono Beppe Carletti, leggo questo appello e con i Nomadi mi prendo carico di mettere in moto l’organizzazione di un evento sperando di poter avere con noi tanti colleghi”.

Quasi in contemporanea salta fuori anche il titolo: “Bella idea, perchè non chiamarlo “Emilia: live!“” (Emanuele Cavallaro).

Ecco come si reagisce a un’emergenza ai tempi del social. Live.