«L’attuale crisi del sistema bancario conduce inevitabilmente a una paralisi delle piccole e medie imprese». A sostenerlo è Stefano Vecchi, direttore commerciale del Credito Cooperativo Reggiano, al quale abbiamo chiesto qualche spiegazione su una recente indagine della CGIA di Mestre, secondo la quale al 31 marzo 2011 il 78,8% del totale dei finanziamenti alle imprese è stato stanziato al primo 10% degli affidatari. In sostanza, sarebbero le grandi imprese a ottenere la maggior parte dei finanziamenti, nonostante queste aziende possano vantare un tasso di insolvenza pari al 78,6%.
Come si possono commentare questi dati?
La situazione è frutto dell’attuale mancanza di liquidità, che genera una sofferenza nelle Pmi. Ci sono due teorie che spiegano come mai la maggior parte dei finanziamenti finisca alle grandi imprese. Molti dicono che le banche cerchino aziende che abbiano clienti solvibili e che siano in grado di creare utili. Poco importa la questione della scarsa solvibilità: per le grandi banche le garanzie reali non sono più sufficienti per garantire l’accesso al credito. La seconda teoria, che è anche quella di Bortolussi, presidente della Cgia di Mestre, è che le banche siano condizionate dalla presenza degli imprenditori nei Cda.
E’ una denuncia che Lei condivide?
La condivido in generale, ma nello specifico il quadro è più complesso: le tensioni sono anche create dalle sofferenze che le aziende hanno in pancia. Bisogna considerare che in questo periodo stiamo affrontando problematiche mai viste prima: oggi tutti i settori sono bloccati e, dato che le banche hanno i bilanci minati, sono costrette a guardare ad aziende che hanno utili più forti.
Che possibilità hanno le Pmi per uscire da questa situazione?
Messe a dura prova anche da una pressione fiscale molto forte, le Pmi possono contare sugli aiuti dei comitati cooperativi di garanzia, attraverso i quali riescono a ottenere accesso al credito e tassi agevolati. E certo possono appoggiarsi alle banche che valutano anche il contesto territoriale in cui un’azienda si trova a operare prima di concedere l’accesso al credito, come facciamo noi.