L’ultima traccia del passato campeggia sulla porta di uno degli uffici: presto, anche il logo della storica azienda di falegnameria Ferri srl sarà sostituito da quello di Infissi design. Negli ultimi mesi, la ditta in provincia di Reggio Emilia ha rivoluzionato molto più del suo nome: la crisi aveva costretto i lavoratori ad accettare la cassa integrazione straordinaria, fino a quando non sono stati gli stessi operai a costituirsi in cooperativa e a portare avanti l’azienda, rinnovandola. Proprio quando si vedeva la fine, insomma, l’attività dello stabilimento ex Ferri srl ha trovato il modo di proseguire grazie a un’affittanza d’azienda, affidata proprio alla nuova cooperativa.
Quella di Carpineti è la terza operazione di workers buyout portata a termine negli ultimi mesi con l’aiuto di Legacoop Reggio Emilia: ad aprire questa nuova strada – in cui gli ex-dipendenti diventano soci dell’azienda in cui lavorano e, di fatto, la salvano – è stata la Art Lining di Calerno, che produce interni per cravatte per un segmento alto, da Salvatore Ferragamo ad Armani. Pochi mesi dopo la stessa strada è stata percorsa dalla cooperativa Greslab, la quale ha preso in affitto, per poi acquisirlo, il ramo d’azienda produttivo di Optima Spa (ex Ceramica Magica).
E’ il presidente della nuova cooperativa, Claudio Ronzoni, a raccontare come sono andate le cose a Carpineti: “Nel 2005 la Ferri srl è entrata in crisi – spiega -. Erano stati fatti investimenti molto onerosi per l’acquisto di un capannone, e c’erano difficoltà nei pagamenti. A quel punto abbiamo chiesto aiuto allo studio di associati ‘Pasini e Labanti’ per capire come proseguire: siamo andati avanti fino allo scorso anno, quando l’ultima crisi ha portato a un aumento degli insoluti e a un ulteriore calo di lavoro. Non sapevamo più cosa fare”. A quel punto i lavoratori, già in cassa integrazione, hanno iniziato a guardare al mondo delle cooperative: un ambito nel quale Ronzoni ha grande esperienza, acquisita prima come direttore del settore industriale di Ccpl e poi come direttore generale di Cantine Riunite. “Con l’aiuto di Legacoop, abbiamo chiesto ai fondi istutuzionali (Coopfond, Cif) di intervenire come soci finanziatori – continua Ronzoni -. Dei 25 dipendenti, 12 hanno fondato la cooperativa riscattando la cassa integrazione dall’Inps, investendo parte del Tfr e aggiungendo soldi loro. Ogni socio ha messo sul piatto 15mila euro e con i soldi dei finanziatori in breve si è arrivati ad avere un capitale sociale di 480mila euro. Dal 23 luglio siamo una cooperativa: e mentre la Ferri è in liquidazione, la Infissi Design ha preso in affitto le macchine e l’azienda”.
Un’operazione piuttosto complessa, diretta da Legacoop Reggio Emilia, che deve il suo successo agli interventi di sindacato, Servizio Lavoro della Provincia di Reggio e del sindaco di Carpineti Nilde Montemerli: “Tutti gli accordi sindacali sono stati fatti in Comune – continua il presidente della cooperativa – Il sindaco ci ha aiutato a bussare alle porte giuste, e ha contribuito a salvare posti di lavoro in una zona, come quella della montagna, in cui il mondo del lavoro presenta non poche criticità”. Non tutti i lavoratori della Ferri, però, sono rientrati nella cooperativa: “Grazie alla cassa integrazione straordinaria a zero ore viene comunque garantito loro un salario per due anni – afferma Ronzoni -. Abbiamo con tutti loro un impegno verbale: se gli affari dovessero andare bene e si pensasse a nuove assunzioni, le prime scelte verranno fatte tra i 13 che al momento non fanno parte della Infissi Design”.
Dopo un mutamento tanto radicale, anche il lavoro è cambiato. In primo luogo, si è deciso di puntare a un nuovo target: “Abbiamo smesso di lavorare con le grandi imprese di costruzione – racconta Ronzoni – e ci siamo buttati sui privati. Ora abbiamo rapporti soprattutto con piccoli clienti, aziende e studi di architettura, ai quali possiamo garantire la competenza e la professionalità che potrebbero trovare da un vecchio falegname”. Si punta a un mercato medio-alto e, nonostante la crisi, le commesse non mancano: “Abbiamo già lavoro fino al prossimo gennaio – racconta Marco Marioni, vicepresidente della cooperativa -. Per ora sta andando tutto molto bene”. A cambiare non è solo il target: non deve essere stato facile passare da dipendenti a soci, né farlo spinti dalla mancanza di alternative e dalla necessità di salvare il proprio posto di lavoro. “Prima ero più spensierato – ammette con un sorriso Marioni, che lavorava alla Ferri dal 1999 -. Adesso abbiamo più responsabilità. Ma abbiamo risposto tutti molto bene alle nuove esigenze. Siamo tranquilli, ma anche se il peggio sembra passato, sappiamo che la crisi è sempre là fuori: le commesse stanno entrando, ma se fossimo rimasti in 25 come ai tempi della Ferri, ora come ora non ci sarebbe abbastanza da lavorare per tutti”. Sarà anche suggestione, ma all’interno del capannone – tra scheletri di finestre e gigantesche macchine lasciate a riposo – il clima non potrebbe essere migliore. Tutti sembrano concentrati e ben disposti a collaborare tra loro, consapevoli del fatto di essersi impegnati in prima persona: “Questo cambiamento si doveva fare, non c’erano altri modi per andare avanti – racconta Renard Lamai – E per farlo, dobbiamo darci una mano a vicenda”. Il passaggio dall’essere dipendenti a soci si è avvertito, ma non ha frenato nessuno: “Io sono un’ottimista di natura – racconta Prima Alba Croci Olandieri – Il cambiamento non è stato pesante: questo è un lavoro che ho sempre fatto con passione, e adesso lo sento ancora più mio”.
(foto di Bruno Cattani)