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Quest’agosto svogliato truppe di vacanzieri crogiolati al sole sfogliano senza troppa passione quotidiani e cronache rosa alla ricerca di ispirazione. Ispirazione per lui? Giulio Tremonti o Filippo Magnini. Ispirazione per lei? Lady Gaga.

Ma che ne è stato di quella linguaccia che un Nobel per la fisica rivolse a un fotografo nel 1951? O di colui il cui nome è Bond, James Bond? Sono loro, le icone pop, immagini sempiterne dello spirito di un tempo, quelle la cui faccia ritroviamo sulle magliette o sui poster in quasi tutti i mercatini.

Sono personaggi che rispondono alle istanze di una società in un particolare momento storico e che per magia trascendono lo spazio e il ruolo in cui si collocano diventando simboli per intere generazioni. In questo numero dedicato al crepuscolo, ci siamo cimentati nella ricerca di volti nuovi che possano incarnare lo Zeitgeist del decennio a venire. Che, guarda un po’, sembra proprio tingersi di rosa …

Cominciamo con lei, la First Lady: chi non se la ricorda in quel suo tubino giallo in visita in Italia per il G8? Michelle Obama riscuote l’ammirazione del pubblico per lo stile delizioso e la simpatia autentica. Sulla sua pagina web pone l’accento sul suo ruolo di mamma, figlia e moglie e presenta la campagna Let’s Move!, con la quale intende mobilitare i membri delle comunità locali in uno sforzo nazionale per combattere il problema dell’obesità infantile. La Signora Obama si mescola alle masse e non disdegna sporcarsi le mani della terra del suo orto o indossare capi dei grandi magazzini dai prezzi abbordabili. Dopo i viaggi ufficiali in Sudafrica e in Botswana e innumerevoli apparizioni in pubblico, Michelle si è finalmente concessa una vacanza estiva. Chiedete se durante le ferie lavorerà al libro dedicato ai principi di una sana alimentazione e del giardinaggio? Almeno alla larga dalle luci dei riflettori concediamole un po’ di sano ozio.

“Performance with purpose”: profitto con fini sociali, è questo il mantra di Idra Nooyi, indiana naturalizzata statunitense, amministratore delegato di PepsiCo. è con un bel sorriso che la dirigente sdrammatizza la severità cromatica dei suoi tailleur; uno scialle dal colore deciso e l’immancabile girocollo a doppio filo di perle si contendono la valorizzazione del volto. Pragmatica, ambiziosa, ma anche sensibile alle questioni più contorte che interessano la nostra società, Indra Nooyi riempie di nuovo significato la strategia aziendale, ponendo l’accento sul valore nutrizionale dei prodotti e sulla sostenibilità delle soluzioni di packaging. Indra ha una formazione cosmopolita, una mente aperta e una concezione del business a tutto tondo. Rappresenta l’intraprendenza della tigre indiana e si presta a ispirare uomini e donne d’affari di tutto il mondo. Che attendono con il fiato sospeso l’esito dell’eterna sfida tra i due colossi dei soft drinks. Una cosa è certa: da quando c’è Indra, Babbo Natale preferisce la Pepsi.

Sono ore calde a Rangoon, ex capitale della Birmania. Da quando è stata liberata, Aung San Suu Kyi ha ripreso a pieno ritmo le attività di contestazione politica. Il volto dispiegato in un’espressione di ferma determinazione, i capelli raccolti in una cascata fiorita: il Nobel per la pace 1991 incarna secondo Gordon Brown “il significato ultimo del coraggio”. Dopo un positivo colloquio qualche settimana fa con il ministro del lavoro Aung Kyi , San Suu Kyi ha finalmente incontrato il presidente del regime birmano: un incontro a porte chiuse, che tuttavia lascia aperto uno spiraglio di speranza sulla possibilità che il regime intraprenda alcune delle necessarie riforme democratiche.
Non è chiaro se San Suu Kyi sia la goccia che scava la pietra, tuttavia la sua storia, la politica dissidente che diventò prigioniera, la prigioniera che diventò icona, l’icona che sfidò un regime, è pur sempre una storia che colpisce.
Hawa Abdi, ginecologa e attivista umanitaria somala, spiega che è l’educazione l’aiuto umanitario più importante per il Corno d’Africa. Appare sempre coloratissima, con un grande turbante per celare i capelli.

La siccità inasprisce le condizioni già estreme di un paese, la Somalia, da anni afflitto dalla guerra civile. Anche in questo caso si leva la voce di una donna: dagli anni ’80 Hawa Abdi gestisce una clinica vicino a Mogadiscio, negli ultimi tempi diventata meta di pellegrinaggio di decine di migliaia di sfollati. Nonostante numerosi attacchi da parte di gruppi terroristici locali, ostili alle attività di informazione e denuncia condotti dalla donna, la roccaforte di speranza resiste. Hillary Clinton, durante un congresso a New York questa primavera, a cui la dottoressa ha preso parte, ha definito Hawa Abdi “una perfetta fonte di ispirazione”.
Lasciamoci dunque ispirare.