A Montecchio la loro azienda è conosciuta da tutti, ma Serigrafia 76 può vantare clienti in tutto il mondo e nella produzione di adesivi per macchine agricole e industriali è leader di settore. Il segreto di questo successo sta anche nella storia di Iones e Giancarlo Mammi, i coniugi che l’hanno fondata. Una coppia irresistibile, che anche oggi sprigiona entusiasmo, valori ed energia.
Racconta lei: “Ho iniziato a lavorare giovanissima in una serigrafia che stampava oggettistica e produceva gadget di ogni tipo. Mi piaceva molto, e così, quando il titolare decise di chiudere i battenti, rilevai l’attività per portarla avanti da sola: ricordo ancora che firmai delle cambiali per 8 milioni di lire – allora era un bell’impegno, tenuto conto che avevo appena 23 anni – il tutto all’oscuro di mio padre, che lo venne a sapere solo molto tempo dopo…”
Perché non chiese aiuto ai suoi genitori?
Iones: “Perché volevo essere autonoma, indipendente e soprattutto volevo dimostrare che ce la potevo fare con le sole mie forze: è una questione di orgoglio ma non soltanto”.
Giancarlo: “Quando mia moglie si intestardisce su una cosa, è difficile anzi, è impossibile farle cambiare idea”
Raccontateci il vostro incontro: com’è avvenuto?
Iones: “Ci siamo conosciuti alla fine degli anni ’70, lui era un mio concorrente, lavorava nel settore fieristico: era bravo, ho dovuto sposarlo per riuscire a metterlo fuori dal mercato e controllare che la sua attività non intralciasse la mia” (ridono entrambi di gusto, ndr).
La vostra azienda ha una solida storia alle spalle: oggi, replicare certi risultati sembra davvero difficile…
Giancarlo: “Erano altri tempi: come giovani imprenditori non c’erano agevolazioni, per ricevere aiuto dalle banche bisognava dimostrare molto e mettere sul piatto risultati concreti. Per nostra fortuna, il fatturato cresceva e le commesse arrivavano. In un clima del genere era certamente più facile pensare agli investimenti, e soprattutto saldare i debiti contratti per ottenerli” .
Iones: “Vede, adesso è importante sviluppare altri settori come la tecnologia, il marketing… Allora esisteva il comparto produttivo – gestito da mio marito – che si interfacciava con il commerciale – nella fattispecie io. Le trattative erano basate sul rapporto personale, sulla fiducia, sul rischio di ottenere una commessa e doverla portare a termine in tempi brevissimi… C’era l’entusiasmo di fare e non si aveva nemmeno il tempo per avere il timore di non farcela”.
Un imprenditore deve avere diverse qualità, non ultima la capacità di creare un team di lavoro efficiente in un ambiente disteso. Voi ci siete riusciti: come?
Iones: “Sono fondamentalmente un’accentratrice e tendo a delegare molto poco: il punto di forza sul lavoro, è stato certamente il rapporto che riuscivo ad instaurare con i clienti, alcuni dei quali sono poi diventati veri e propri amici di famiglia. Con i nostri dipendenti, fondamentale è stato creare un rapporto basato sul rispetto reciproco: ho sempre chiesto molto e preteso grande impegno ma i risultati ottenuti sono sempre stati condivisi da tutti”.
Oggi Elisa ha deciso di seguire la vostra strada: com’è avvenuto il passaggio generazionale?
Giancarlo: “Elisa è una ragazza molto determinata, è forte e soprattutto non teme le sfide. Questo ci ha consentito di darle la fiducia necessaria per commettere anche gli errori, altrimenti non sarebbe riuscita ad apprezzare il valore dei successi ottenuti. Negli anni si è conquistata anche la stima e la fiducia di clienti e fornitori. Il mio primo insegnamento fu: “Non pensare di entrare in azienda, per fare la figlia del padrone; dovrai cavartela da sola e sperimentare tutto”. E lei lo sta facendo, con grande serietà”.
Dovete ammettere, che consegnare un’azienda come la vostra nelle mani di una giovane donna, in più vostra figlia, è stata una sfida nella sfida…
Iones: “In effetti ci ha aiutato molto il dott. Fausto Mazzali: con la sua competenza, certo; ma la sua presenza e la nostra fiducia nei suoi confronti (era un nostro consulente) ci hanno consentito di gestire al meglio il delicato passaggio, nel rapporto con nostra figlia”.
Mi hanno raccontato che siete una coppia ad alto tasso di adrenalina: è vero che correte in macchina insieme?
Iones: “E’ vero. Le corse in macchina sono sempre state la nostra passione e mentre lui è alla guida io, cartina alla mano, gli indico la strada giusta: è un po’ la metafora del nostro rapporto, sempre in equilibrio con le nostre personalità, differenti ma complementari”.
Giancarlo: “Ci vuole fiducia reciproca, quando si corre in macchina con qualcuno: lei è molto brava come navigatore (non si è mai persa) e ha il temperamento giusto per affrontare anche il pericolo, che dopotutto coinvolge uno sport come il Rally”.
In effetti, pensavo proprio a questo: come si fa a vincere la paura, mentre si corre a folle velocità su un percorso sconosciuto?
Iones: “Probabilmente la scarica di adrenalina che ne deriva funziona da inibitore della paura. Ricordo ancora che nei giorni immediatamente precedenti il parto, mio marito partecipò a una gara e gli amici, per tenerlo informato sul mio stato, gli mostravano cartelli lungo il percorso e le soste, con su scritto “non è ancora nata”… Questo per dire che quando c’è la passione niente ti può fermare”.
Giancarlo: “Siamo anche campeggiatori, da sempre: si figuri che il viaggio di nozze l’abbiamo fatto in tenda canadese! Oggi invece ci appassiona lo snorkeling”.
E domani? La corsa continua…