Una profonda conoscenza delle strutture aziendali, una passione per l’architettura e per il design e il desiderio di scommettere su un’idea di impresa innovativa. Sono questi gli ingredienti che hanno portato Maria Silvia Pazzi a dare vita a Regenesi, azienda bolognese che produce accessori moda, complementi di arredo e gioielli caratterizzati da elevati standard qualitativi e progettati da alcuni dei migliori designer internazionali (tra i quali Matali Crasset e Marco Ferreri, per citarne due). Con una particolarità che rende questi prodotti speciali e decisamente contemporanei: tutti nascono esclusivamente da materia prima di riciclo e post-consumo.
Ravennate, trapiantata a Bologna, una decennale esperienza come consulente di piccole e medie imprese e come docente universitaria, Maria Silvia Pazzi ci racconta cosa l’ha spinta a dare vita, nel 2008, a questa attività: “Avevo un lato imprenditoriale che aveva bisogno di essere soddisfatto – racconta – unito a una passione di lunga data per il design”.
Come ha maturato l’idea di intraprendere l’avventura di Regenesi?
E’ stato un percorso graduale, fatto di incontri e discussioni sia sui temi del design che dell’ecosostenibilità. Sicuramente un punto di svolta non decisivo ma emotivamente importante risale a una visita a Napoli. Lì ho visto monumenti storici accanto a cumuli di rifiuti abbandonati. Un’immagine molto forte, che mi ha spinto a voler utilizzare in qualche modo questi materiali di scarto.
Oggi sono in molti a utilizzare materiali di post-consumo. Cos’è che vi distingue?
La cifra caratteristica dei nostri prodotti sta nel fatto che creiamo un design italiano di classe con il plus dell’ecoostenibilità, e non il contrario. La nostra mission, e la nostra sfida, è quella di “trasformare rifiuti in bellezza”. Anche per questo i materiali subiscono una trasformazione molto forte e il prodotto finale non comunica l’uso originale della materia prima utilizzata, come invece accade a volte in processi di riutilizzo simili.
Come vi procurate il materiale che riutilizzate?
Ci rivolgiamo a dei fornitori che rivendono materia prima “seconda”, cioè materiale di scarto rigenerato e pronto per essere usato. Scegliamo fornitori certificati sia dal punto di vista dell’ecocompatibilità della materia prima, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale del processo utilizzato per rigenerare il materiale di scarto. Perchè ovviamente il riutilizzo deve avere un costo ambientale inferiore rispetto alla produzione di materiale nuovo. A volte abbiamo dovuto rivolgerci all’estero, perchè in Italia non avevamo sufficienti elementi a garanzia del materiale acquistato. Il caso della pelle, per esempio, che deve essere conciata al naturale e non al cromo.
Come vengono distribuiti i vostri prodotti?
Dalla primavera del 2009, quando siamo entrati sul mercato, vendiamo principalmente online, attraverso l’e-commerce del nostro sito. Negli anni i nostri prodotti sono stati presenti all’interno di diversi eventi e showroom temporanei, e attualmente si trovano anche in diversi paesi stranieri, negli shop dei musei, in concept store e negozi di tendenza.
Quindi centralità dell’e-commerce… Ma quanto e in che altro modo sono importanti le nuove tecnologie nella vostra attività?
Praticamente la nostra sede aziendale è il sito web: la rete ci consente di sfruttare enormi opportunità che fino a qualche anno fa erano impensabili. Per noi è fondamentale anche l’aspetto social. Sul nostro sito abbiamo una community molto forte dove si discute di bellezza e sostenibilità, con una grande influenza sulle politiche dell’azienda. In generale, vendendo i nostri prodotti cerchiamo di proporre anche uno stile di vita, quindi praticare il mondo dei social network diventa indispensabile.
Lei è passata dal ruolo di consulente al ruolo di imprenditrice: come è cambiata la sua vita con Regenesi?
Io ho due figli, ma dico sempre che Regenesi è stato il terzo, il quarto e il quinto. Essere imprenditore vuol dire vivere la propria vita totalmente dentro l’impresa, lavorare 24 ore al giorno e svegliarsi anche di notte perchè si ha una nuova idea. Non ci si ferma mai, fa parte del gioco.