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Lo Studio Curli, a Reggio Emilia, è una realtà conosciuta sul territorio emiliano da oltre quarant’anni. Stefano Curli, insieme al padre Massimo e alla sorella Francesca, si occupa di architettura, dal design d’interni alla progettazione architettonica, fino alla realizzazione di infrastrutture e di impianti industriali.

Cosa rappresenta per te il vuoto in architettura?
Di uno spazio architettonico colpiscono le forme che lo contraddistinguono e la luce che lo disegna, piuttosto di quel che vi è contenuto, così avrebbe risposto l’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe (“less is more…”). Il concetto di vuoto è l’elemento fondante della fase progettuale; un’opera, infatti, andrà a occupare uno spazio libero in origine. Il vuoto, però, può essere inteso anche come risultato finale: non è possibile ideare un edificio senza immaginare l’insieme di spazi vuoti che lo compone.

Cosa provi passando sotto i ponti della A1 progettati da Calatrava a Reggio Emilia?
La sua opera è degna di lode, però non posso prescindere da un’analisi funzionalistica. Mi riserverò un giudizio definitivo quando sarà completata la Stazione Mediopadana; senza questa, infatti, le altre opere non hanno ragione di esistere, se non in virtù di un puro esercizio stilistico.

Perché gli architetti un tempo progettavano intere città e ora si dilettano con il “minimal” e l’architettura d’interni?
Non esiste una distinzione netta tra progettisti: la committenza con cui oggi ci confrontiamo pretende un’architettura disegnata nei minimi dettagli, dagli spazi esterni fino agli arredi. Sempre più spesso siamo chiamati a progettare “dal cucchiaio alla città”, come affermava Walter Gropius.

La bio-architettura si sta affermando anche in Italia?
L’architettura non può prescindere dall’ambiente in cui si inserisce. Gli edifici che realizziamo oggi sono all’avanguardia rispetto a quelli costruiti cinque o dieci anni anni fa. Il problema principale riguarda il consumo d’energia primaria, lo smaltimento e la riconversione di quanto già costruito. Quando la progettazione terrà conto anche di questi aspetti si potrà affermare che il passo in avanti è stato compiuto.

Architetti italiani: chi ammiri oggi e chi è un maestro del passato?
Un contemporaneo con cui avverto una forte affinità è Matteo Thun, vincitore per tre volte del “Compasso d’Oro”, attento allo spazio e al disegno progettuale, al dettaglio e agli effetti luminosi dei volumi. Credo che la Cupola di Santa Maria del Fiore del Brunelleschi sia un esercizio formidabile di leggerezza e arguzia ingegneristica.

Si intravedono segnali di ripresa in questo settore?
Diciamo che una pausa di riflessione era forse necessaria, a far emergere chi è in possesso di talento: un’architettura di qualità ha più chances di superare momenti di sofferenza.

I centri commerciali in Italia svolgono la funzione che un tempo spettava alle piazze?
Nulla è lontano dall’aggregazione quanto gli spazi dei centri commerciali. Il modello del “Mall”commerciale è stato inventato negli U.S.A. per supplire alle carenze strutturali delle loro città. In Italia invece è necessaria una riqualificazione e rivitalizzazione dei centri storici, pensati come “condensatori di socialità”, e non solo come luoghi destinati allo shopping.

In quale città ti piacerebbe vivere?
Ho una grande passione per Londra, non solo dal punto di vista urbanistico. Quando posso scappo in questa città per rigenerarmi mentalmente. Viaggiare fa parte di un processo di completamento formativo, qualsiasi destinazione è buona: Parigi, New York, Los Angeles, New Delhi, Brasilia, una passeggiata nel Foro Romano o un’incursione in un mercatino provenzale…

Come riutilizzare i casermoni abbandonati a causa della crisi industriale?
L’architettura non può prescidere dall’ambiente in cui si inserisce. Gli edifici che realizziamo oggi sono all’avanguardia rispetto a quelli costruiti cinque o dieci anni anni fa. Il problema principale riguarda il consumo d’energia primaria, ma anche lo smaltimento e la riconversione di quanto già costruito. Quando la progettazione terrà conto anche di questi aspetti, cosa che nella nostra piccola sfera di influenza ci preme promuovere, si potrà affermare che il passo in avanti è stato compiuto.

Una chiesa moderna che ti affascina?
Notre-Dame du Haut a Ronchamp, presso Belfort (Francia), realizzata secondo i canoni dell’architettura razionalista da Le Corbusier nel 1955.

Il progetto di cui sei maggiormente soddisfatto?
Beh… fortunatamente di solito l’ultimo che realizzo. Di recente ho affrontato la sfida forse più difficile per qualsiasi progettista: ristrutturare l’abitazione in cui vivo con mia moglie. Il risultato però ci ripaga a pieno degli sforzi fatti! Inoltre lo Studio ha portato a termine, di recente, la ristrutturazione di un edificio vittoriano a Londra e la realizzazione di un centro wellness di nuova concezione a Reggio. Inoltre stiamo progettando un grande centro termale/alberghiero e con un architetto di Los Angeles stiamo lavorando a un intervento residenziale all’avanguardia. Qualsiasi sfida ci stimola, anche la più ardua!