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Metti i pannelli fotovoltaici in orbita

Di 29/08/2010Marzo 15th, 2023One Comment

Un limite delle energie rinnovabili, come il solare e l’eolico, risiede nel fatto che la produzione di energia dipende dalle condizioni atmosferiche. Più semplicemente basta l’alternarsi giorno-notte per rendere il solare una fonte di energia che rende il 50% della propria potenzialità. Gli impianti Space Solar Power sono stati pensati sopratutto per ovviare a questo problema. Infatti, è possibile attivare pannelli fotovoltaici che captano i raggi del sole direttamente in orbita (1.366 watts/m2) superando problemi fisici come la situazione meteorologica, il rapporto esposizione solare/ore e la latitudine.

La società Space Energy ha annunciato di voler lanciare in orbita satelliti che funzionano come centrali fotovoltaiche, in grado di generare e trasmettere energia elettrica ai ricevitori sulla Terra, attraverso onde radio a bassa frequenza. Si tratterebbe di “ancorare” vari pannelli solari ad un satellite, in grado di direzionarli al meglio verso il sole. La differenza con le centrali solari a terra è evidente: c’è il sole sempre e lo si cattura molto meglio. Da una pannellazione di un chilometro si può, infatti, ricavare energia equivalente alla produzione annua di tutti i giacimenti di petrolio esistenti.

Così come nel caso di tante altre recenti rivoluzioni nella cultura e nella società – basta pensare ad internet – il progetto della Space Energy ricalca un precedente studio militare del governo degli Stati Uniti che risale all’ottobre 2007. Lo US National Security Strategy, infatti, aveva il mandato, da parte del Dipartimento della Difesa, di ricercare alternative all’attuale paradigma energetico basato sul petrolio, al fine di garantire la sicurezza energetica nazionale. Ora gli USA sono un importatore netto, quindi i principali strateghi del Pentagono hanno iniziato a sottoporre ad analisi costi-benefici modelli energetici alternativi che non fossero legati a risorse esauribili o localizzate in Paesi terzi sui quali gravano incognite di tipo geopolitico.

Lo US National Security Strategy ha, infine, scelto di aggiorare un progetto, chiamato Space Based Solar Power (SBSP), che risale a 40 anni fa. L’evoluzione tecnologica, oltre all’aumento del costo del petrolio al barile, ha reso realista e praticabile questa opzione, nonostante la ricerca vi abbia destinato solo 80 milioni di dollari, contro i 21 miliardi drenati dagli studi sul nucleare.
Dopo l’11 settembre, quando il barile di petrolio è passato da 15 ad 80 dollari, gli esperti americani hanno capito che era necessaria un’accelerazione allo SBSP.
L’unione fa la forza e abbassa anche i costi. Non aveva senso – almeno per gli esperti – portare avanti il progetto solo in ottica nazionale. Da un punto di vista strettamente militare, inoltre, molti conflitti attuali sono legati alla scarsità di energia immediatamente disponibile per tutti. Più energia può quindi significare meno guerre. D’altronde il sole è un bene pubblico, e la tecnologia usata nel progetto può essere alla portata di molte nazioni.

Così, a marzo 2007, il National Security Space Office (NSSO) e l’Advanced Concepts Office hanno lanciato un forum internet aperto a tutti gli esperti del mondo e alle aziende pronte ad investire. Tra le aziende che stanno lavorando a questo progetto c’è la Solaren Corporation di Manhattan Beach (California). Sono talmente convinti del successo del loro lavoro che pensano di iniziare a fornire energia già dal 2016. Li vincola un contratto con la Pacific Gas and Electric che stabilisce che proprio a partire da gennaio 2016 la Solaren dovrà immettere 200 megawatt nella rete elettrica nazionale.

La trasmissione dell’energia dallo spazio a terra avverrà attraverso onde radio, utilizzando una tecnologia wireless già sperimentata in altre situazioni “terrestri”. Pur con un progetto che sembra solido, la Solaren è alla ricerca di 2 miliardi di dollari di investimenti per continuare il proprio lavoro (attualmente ha una decina di dipendenti). Con il progetto della Space Energy prende forma, forse, un nuovo paradigma energetico. Pulito, universale ed economicamente sostenibile.

One Comment

  • Doriano ha detto:

    mi chiedo,se il satellite è geostazionario e i ricevitori sono sulla terra che ruota,come possono ricevere l’energia in modo continuativo?grazie