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Nuove certificazioni UE sui biocarburanti

Di 27/08/2010Marzo 15th, 2023No Comments

L’introduzione di una certificazione di sostenibilità per i biocarburanti, fino ad oggi solamente ventilata come possibilità nella direttiva sulle energie rinnovabili che entrerà in vigore a dicembre 2010, diventa realtà. Al fine di garantire un controllo dei criteri di sostenibilità, dal campo fino alla pompa di rifornimento, Bruxelles ha, infatti, deciso di fare ricorso a un sistema volontario di certificazione che potrà essere realizzato dai diversi attori del mercato, industrie, governi, Ong.

La decisione dell’Unione Europea, pur facendo riferimento a un sistema volontario, introduce di fatto l’obbligatorietà della certificazione. I biocarburanti che non riporteranno l’etichettatura potranno infatti essere prodotti, importati, venduti, ma non saranno calcolati nel quantitativo che ogni Paese deve utilizzare per essere in linea con la direttiva sulle energie rinnovabili.

Con la Direttiva 2009/28/CE gli Stati dell’Unione Europea si sono impegnati a impiegare entro il 2020 una quota pari al 10% di carburanti prodotti a partire da fonti rinnovabili (biomasse solide, biocarburanti, elettricità ricavata da fonti pulite) sul totale dei carburanti utilizzati nei trasporti. I sussidi quindi, ancora indispensabili per sostenere il mercato, saranno a rigor di logica destinati solo ai carburanti verdi che rispetteranno i parametri comunitari.

Nel testo della direttiva sulle rinnovabili, Bruxelles non si è limitata a richiedere il sistema di certificazioni per tutti i tipi di biocarburanti usati nell’UE (compresi quelli importati), ma ha definito anche i criteri che tali certificazioni devono rispettare per ottenere il riconoscimento. Secondo i requisiti stabiliti, i biocarburanti non potranno essere prodotti a partire da materie prime derivanti, per esempio, da foreste tropicali o da aree deforestate dopo il 2008, da paludi o da aree ad alta biodiversità.

In particolare, riguardo la destinazione dei suoli Bruxelles ha precisato che le piantagioni di olio di palma non possono essere considerate come foreste e quindi, se hanno sostituito delle foreste, producono olio non sostenibile. La Commissione difende tuttavia l’olio di palma utilizzato per i biocarburanti dall’accusa di deforestazione: secondo la UE solo il 4- 5% dei biocarburanti europei è prodotto con questa materia prima, ovvero l’1% della produzione mondiale.

Un altro criterio necessario a ottenere il riconoscimento, ha a che fare con la procedura di revisione dell’iter produttivo dei biocarburanti.
Per garantirne l’affidabilità, i sistemi di certificazione dovranno avvalersi di revisori indipendenti che si facciano carico dell’esame dell’intera catena di produzione, dall’agricoltore e dallo stabilimento, al commerciante e al distributore che fornisce benzina o carburante diesel alla stazione di servizio.

I biocarburanti per poter essere definiti sostenibili, ed essere quindi considerati nel calcolo degli obiettivi nazionali, dovranno, inoltre, consentire un risparmio di gas serra rispetto ai combustibili fossili pari al 35%. Tale percentuale dovrà salire al 50% nel 2017 e al 60% nel 2018 per i biocarburanti prodotti da nuovi impianti. Nel calcolo si terrà conto non solo della CO2, ma anche delle emissioni di metano e di protossido di azoto, gas ancora più dannosi.

Nel commentare la decisione dell’Unione, Günther Oettinger, commissario europeo per l’Energia, ha affermato: “Negli anni a venire i biocarburanti saranno l’unica alternativa alla benzina e ai combustibili diesel utilizzati per i trasporti, che causano oltre il 20% delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione europea. Dobbiamo garantire che anche i biocarburanti siano sostenibili. Il nostro sistema di certificazione – il più rigoroso tra quelli esistenti – garantirà che i biocarburanti rispettino gli standard ambientali più severi e avrà ripercussioni positive anche su altre regioni del mondo, perché si applica anche ai biocarburanti importati”.

La direttiva del 2009 sull’energia da fonti rinnovabili fissa come obiettivo generale per l’UE una quota del 20% di energia rinnovabile rispetto al consumo totale di energia entro il 2020. Ogni Paese UE deve raggiungere obiettivi precisi: l’Italia deve raggiungere il 17% ma a tutt’oggi è ancora lontana dal 10%.