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Interviste

Un pasionario dell’associazionismo

Di 05/06/2010Marzo 15th, 2023No Comments
“Nessun sogno è mai stato così insensato come la sua spiegazione” (Elias Canetti)

“Nessun sogno è mai stato così insensato come la sua spiegazione” (Elias Canetti)

di Luca Maramotti

Il 4 marzo scorso, Ugo Margini, imprenditore parmigiano del settore cartoleria, è stato nominato VicePresidente di Confcommercio Imprese per l’Italia e membro della Giunta nazionale. La prestigiosa carica si va ad aggiungere, per Margini, a quelle di Presidente di Confcommercio Unione Regionale dell’Emilia Romagna e a quella di Presidente dell’Ascom di Parma.

Quando si incontra qualcuno così fittamente impegnato ad alti livelli viene subito da chiedersi: come concilia l’attività istituzionale con il proseguimento dell’attività imprenditoriale? Come gestisce la sua quotidianità? “Soprattutto con organizzazione ed entusiasmo. Per me l’associazionismo era inizialmente un hobby. Ora, raggiunta una certa età, con la possibilità di delegare in parte l’attività imprenditoriale a moglie e figlie, sono arrivato a un punto in cui posso impegnarmi più a fondo nell’attività istituzionale. L’associazionismo, devo dire, richiede molto tempo, ma restituisce anche molto: ti fa uscire dal tuo ambiente, ti garantisce la possibilità di vedere il mondo dall’alto. E’ una grande possibilità di crescita personale e professionale che mi sento di consigliare a tutti i giovani imprenditori.”

La voglia di affiancare l’attività associativa a quella imprenditoriale è venuta da geni famigliari o è farina del suo sacco? “Direi che è una cosa mia. Sono entrato nel 1972 nell’Associazione Commercianti della mia città, nel gruppo cartolai, poi, come spesso succede, una cosa tira l’altra. Anche perché il mondo associativo è questo: un insieme di sinergie e contatti. Certo i molti impegni possono essere gravosi ma in cambio si riceve una visione a trecentosessanta gradi del mondo in cui si opera.”

E qual è stato il fattore che l’ha convinta ad accettare l’incarico istituzionale? C’è anche la convinzione che i problemi attuali vadano affrontati con la forza associativa? “Sicuramente, quando accetti un incarico di questo genere, la sfida con te stesso è riuscire ad apportare un contributo alle problematiche che si dovranno affrontare, insieme. La crisi che stiamo attraversando, per il nostro settore, arriva da lontano: prima del crollo finanziario che tutti conosciamo c’è stata una forte crisi strutturale. E’ ovvio che momenti come questi, in cui è in atto un forte cambiamento dello scenario economico, richiedono anche una grande capacità personale di mutare e di affrontare nuove sfide.”

Confcommercio Emilia Romagna riunisce circa 70.000 imprese in regione, che non è un numero da poco… Come riesce l’Associazione e la sua dirigenza a sentirsi rappresentante di una varietà così ampia? “Cercando di fare azioni di lobby verso le istituzioni, azioni che svolgiamo quotidianamente, come Confcommercio Regionale, nei confronti del Governo della Regione Emilia Romagna. Lo stesso viene fatto da parte di Confcommercio nazionale nei confronti delle istituzioni nazionali. Inoltre, partendo dal principio di sussidiarietà associativa a cui si ispira la nostra organizzazione, cerchiamo di fornire a livello regionale, alle Associazioni territoriali del nostro sistema, alcuni servizi che difficilmente potrebbero essere realizzati localmente”.

Parlando di settori dell’economia, il Ministro italiano dell’agricoltura ha detto che “l’Italia è una paese ancora a vocazione agricola”. Lei si sente invece di dire che l’Italia è un paese a vocazione terziaria? “E’ in atto in questi anni, a livello europeo, una progressiva terziarizzazione dell’economia, che porta oggi i servizi a pesare, complessivamente, per il 70% sul PIL del nostro Paese. Commercio, servizi e, oggi ancora di più, il turismo, rappresentano senza dubbio una risorsa straordinaria per l’economia nazionale, che non viene ancora sufficientemente valorizzata. Senza negare l’importanza dell’agricoltura, che oggi rappresenta appena il 5% del valore aggiunto dell’economia nazionale, è tuttavia necessario valutare anche la prospettiva futura di questo settore: i paesi del terzo mondo spingono, e la loro possibilità di crescita riguarda proprio l’agricoltura, che dovrà sostituire, di fatto, quella occidentale. Il futuro è quindi orientato ad un ulteriore sviluppo dei servizi e del commercio che, a differenza di quanto sta accadendo all’industria, non possono essere dislocati, perché fortemente legati al territorio in cui operano.”

Quindi se lei avesse l’immaginaria possibilità di essere tiranno assoluto in Italia per un giorno, cosa cambierebbe? “Bisognerebbe far capire alla gente, e ci vuole ben più di un giorno per farlo, che è necessario dare alle cose il peso che hanno. Le imprese del terziario meritano un riconoscimento adeguato all’importanza e al peso che rivestono nell’economia del Paese. Purtroppo molto spesso, quando in Italia si parla di trattative economiche, al tavolo mancano proprio i rappresentanti delle organizzazioni associative del terziario, che pure rappresentano la maggioranza delle imprese del nostro Paese. Si rischia così di avere un 25% della nazione che comanda il resto d’Italia…”

Si fa un gran parlare di Pmi…
“Appunto: parlare e basta. Ad esempio: di fronte alla crisi direi che ci siamo comportati tutti bene. Tuttavia, a proposito del tema principale del credito, strumento su cui si è dovuto intervenire in questi mesi, cito un dato: in Emilia Romagna sono stati erogati 50 milioni di euro a favore delle attività produttive, ovvero industria e artigianato, mentre per il commercio sono stati stanziati appena 7 milioni…”