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Interviste

Il viaggio di Cornelia

Di 05/05/2010Marzo 15th, 20232 Comments

Sinonimi: apparato, ordinamento, organismo, partito, procedimento, processo, regola, concezione, dottrina, ambiente, ambito, complesso, ideologia, consuetudine, uso, abitudine, impianto, classificazione, istituzioni, insieme, teoria, regime.

"Per me innovazione e creatività vanno di pari passo. L’obiettivo è sempre quello: dare nuova vita alla moda".

di Francesca Meschieri

Ha lavorato con Antonio Marras, Etienne Aigner e Roberto Cavalli ma la vera svolta è arrivata nel 2008 con la nascita del marchio Redesign the world by Cornelia Bamert, un progetto che già nel nome rivela tutta la sua natura e lo spirito ambizioso che muove la sua creatrice: l’idea della Bamert è quella di coniugare moda ed etica in un brand socialmente consapevole che fonda cultura, tradizione e identità con un’attenzione particolare al mercato del fashion business; proponendosi anche come consulente per il Trend-research and ethical fashion design. La sfida possibile di Cornelia si realizza oggi, in una linea di abbigliamento e accessori moda creati fra Italia, Africa e Brasile in un viaggio lungo una vita, alla ricerca di nuove idee ma soprattutto di sguardi, profumi e suggestioni che l’aiutino ad esprimere la sua creatività. Per i Paesi poveri, rappresentano un’importante opportunità di crescita non solo per l’uso alternativo di tessuti biologici e tanto materiale riciclato (nel caso di Cornelia soprattutto nelle favelas brasiliane), ma anche perchè si concretizzano in un maggiore rispetto per l’ambiente e in un’importante valorizzazione della produzione locale.
Sul sito Internet del progetto Redesign the world avete creato un temporary shop dove si possono acquistare alcuni dei capi della sua collezione, compresi quelli della capsule collection, la serie di borse e accessori creata con LILA per la lotta all’Hiv. Come ci si sente ad avere una lista d’attesa che somiglia a quelle di una Birkin di Hermes? “Naturalmente la soddisfazione è grande e ripaga di tanto lavoro svolto in questi anni, ma la cosa buffa è che recentemente ho letto un libro esilarante, Il cacciatore di Birkin di Michael Tonello (leggete a pagina 49), la morale è proprio questa: l’immagine è importante soprattutto per chi fa il mio mestiere, ma non si può prescindere da un discorso etico e responsabile, altrimenti non siamo in presenza di un reale valore aggiunto, ma solo di merce”.
Cosa significa per lei abbinare creatività ed innovazione? “Per me innovazione e creatività vanno di pari passo: sperimentare significa abbinare tessuti completamente diversi tra loro, come l’ortica e la pelle di pesce, utilizzare tinture particolari come il caffè o ancora, usare la gonna di un abito e il corpetto di un altro. L’obiettivo è sempre quello: dare nuova vita alla moda”.
Il suo progetto Redesign the world risale al 2008, ma com’è nata l’idea di creare una sua collezione e soprattutto, perché legarla ad un concetto di Eco-Ethic fashion?

“Ho sempre pensato che le cose succedono, perché noi per primi ci comportiamo in modo tale che esse accadano: per mettere in circolo un’idea come quella che il fashion può essere etico avevo bisogno di dimostrarlo, così è nata la mia prima collezione, ma l’ispirazione è venuta quando ho scoperto il brand ecologico Edun creato nel 2005 da Bono Vox e la moglie Ali Hewson. Nei Paesi in cui ho lavorato e prodotto le mie collezioni, le persone sono abituate a ricevere denaro, donazioni ma non un lavoro: il nostro obiettivo è quello di dare un messaggio al mondo del fashion business, dimostrando che questo modo di lavorare non è soltanto ‘buono’ ma anche economicamente vantaggioso”.

Determinazione, flessibilità e talento: tutte qualità necessarie nella vita e nel lavoro. Ma lei, si riconosce più vizi o virtù?
“A me non piace stare al centro dell’attenzione e questo ovviamente non facilita il mio approccio commerciale al lavoro: preferisco un ruolo di ricerca e sviluppo non soltanto di idee ma anche contatti e sinergie. Il mio vizio più grande è quello di non riuscire a fermarmi all’apparenza delle cose, mi piace approfondire e indagare, anche sul lavoro… sono una curiosa per natura!”.

Se è vero che le cose accadono perché le desideriamo veramente, è altrettanto vero che qualche colpo di fortuna non guasta mai: lei ne ha avuti molti nella vita?
“Per me ogni incontro, anche casuale, può essere fonte di ispirazione e approfondimento: mi capita spesso ad esempio di ricevere consigli o suggerimenti dagli amici che poi, una volta indagati, diventano idee che si sviluppano e progetti che nascono. Li ritengo i miei piccoli colpi di fortuna quotidiani”.

Lei è svizzera di nascita, ma italiana d’adozione: ci faccia capire, è una scelta d’amore?
“Veramente no (ride), è una scelta di lavoro. Ho studiato all’Accademia italiana Moda & Design di Firenze, ma ho viaggiato tanto, zaino in spalla, per conoscere il mondo e scegliere cosa fare nella vita: quando ho capito che la moda sarebbe stata il mio lavoro ho deciso di fermarmi in Italia. Amo molto viaggiare e anche quando lo faccio per lavoro, resto una viaggiatrice nel vero senso della parola: osservo i luoghi che visito e soprattutto le persone che li abitano, cercando di entrare nelle loro famiglie, parlare con loro e conoscere le abitudini, importanti quanto i ritmi di vita”.

Sono i viaggi a darle l’ispirazione per i suoi disegni?
“Io sono una spugna, prendo ispirazione da tutto e se ho un modello nella testa, per me è come se fosse già realizzato: ho una grande memoria visiva ed è come se nella mia mente ci fossero tanti cassetti che contengono immagini e idee; il segreto è saperle combinare”.

Lei lavora molto con piccole tessiture e filature italiane reduci (forse) dalla crisi economica: una scelta decisamente in controtendenza. Si sente più coraggiosa o responsabile?
“A tratti, entrambe le cose. Ho scoperto filatrici, sarte, magliaie straordinarie che non avevano più lavoro e che mi hanno dato un prezioso supporto alla creazione dei miei modelli, ma rimanere in Italia oggi, per me è diventata quasi una sfida”.

Se potesse esprimere oggi un desiderio che vedrà realizzato tra dieci anni, quale sarebbe?
“Vorrei vedere realizzato il mio prossimo progetto, Redesign on the road tour: una sorta di fashion trip, un percorso itinerante grazie al quale portare in giro la collezione per farla conoscere direttamente a chi la vuole acquistare. Vede, la cosa importante è che il viaggio resti sempre una costante della mia vita!”.

2 Comments

  • Federico Mussini ha detto:

    Sei un vulcano sempre acceso…..come è successo in passsato spero collaboreremo ancora !!

  • MISIA ha detto:

    CON TUTTA LA MIA STIMA TI AUGURO DI REALIZZARE IL SOGNO PIU’ GRANDE Redesign on the road tour.
    NELLE TUE COLLEZIONI OLTRE ALLO STILE, QUEL TOCCO DI CREATIVITA’ ACQUISITO GIRANDO IL MONDO, HA RESO IL TUTTO INIMITABILE E MOLTO APPETIBILE.
    CHE IL MONDO GIRI INSIEME A TE!
    SIMONA