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Argo Tractor Spa si è affermata come una multinazionale mantenedosi un gruppo a conduzione familiare. Di questo e molto altro ancora, abbiamo parlato con il suo presidente Valerio Morra

Al centro della più grande distesa agricola d’Italia che è la pianura Padana, rombano tradizionalmente i motori. E stavolta non parliamo della sfilza di marchi motoristici sportivi o di lusso che ruggiscono sui circuiti più prestigiosi del mondo, ma di trattori e macchinari agricoli. Siamo a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, nella sede principale di una multinazionale che costruisce macchinari agricoli che solcano i campi di tutto il mondo: Argo Tractors. Fondata nel 1988 con la finalità di diventare una holding di partecipazioni industriali e società di servizi per le aziende del gruppo, la Argo Spa ha iniziato una serie di investimenti e acquisizioni che l’ha portata ad inglobare marchi di grande prestigio nel campo della meccanizzazione agricola: Landini nel 1994, Valpadana nel 1995, Laverda nel 2000, McCormick nel 2001. Fino ad arrivare nel 2007 alla nascita di Argo Tractors Spa, che accorpa oggi tre marchi storici sotto un’unica realtà industriale, che nel 2010 ha la propria intera produzione trattoristica, ormai divenuta il core business, in Italia, negli stabilimenti di Fabbrico, San Martino in Rio e Luzzara. Nel frattempo è fiorito anche l’export che ha portato alla creazione di una rete di 130 importatori in tutto il mondo e 10 filiali commerciali tra Europa, Nord e Sud America e Sud Africa. Argo Tractors Spa si è affermata come una multinazionale di peso che ha saputo raccogliere l’eredità di importantissimi marchi della meccanizzazione agricola, mantenendosi un gruppo a conduzione familiare, oggi condotto dal Presidente Valerio Morra, al quale abbiamo fatto qualche domanda sul futuro del proprio gruppo, del suo settore industriale e sulle prospettive dell’agricoltura globale.

Il settore agricolo, oggi e per il futuro, dovrà affrontare molte incognite, dalla siccità alla guerra in Ucraina. Tornano parole terribili e quasi dimenticate come carestia e crisi alimentare, quantomeno per certe zone del mondo. Alla luce dei recenti eventi, nel vostro settore prevedete richieste particolari? Avete previsto delle strategie d’emergenza in corsa per i prossimi mesi?
«Sarà per tutti un autunno difficile. La crisi energetica così come l’aumento dei prezzi delle materie prime derivante dalla guerra, impone un’attenzione particolare che però, nel nostro caso, non conduce a repentini cambi di strategia, quanto piuttosto a mantenere la capacità di adeguarsi rapidamente ai cambiamenti. Processi decisionali snelli e costante monitoraggio dei mercati di approvvigionamento e di distribuzione, consentono di cogliere ogni opportunità e garantire prodotti e servizi più che mai necessari ad assicurare le lavorazioni nei campi e quindi a sostenere tutta la catena agroalimentare».

Argo Tractors è un brand molto legato al suo territorio di nascita, come conferma anche l’ingresso del marchio nella Motor Valley. Quali sono i valori dell’Emilia che puntate a trasmettere alla vostra clientela? Questa “emilianità” è anche una leva di marketing nel settore della meccanizzazione agricola?
«Per la nostra azienda, che riunisce sotto un unico nome tre marchi storici come Landini, McCormick e Valpadana, è motivo di grande orgoglio essere stati accolti nella Motor Valley che è molto più di un’associazione: è un brand identificativo di una terra, l’Emilia Romagna, che ha fatto la storia del motorismo nazionale e internazionale, con le più grandi eccellenze del settore che sono nate e che trovano sede qui. D’altronde il nostro quartier generale si trova proprio a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, sede che ospita dal 1884 la storica azienda di trattori Landini. E, di questa storia, ci sentiamo più che mai partecipi con i nostri marchi che affondano le radici nella tradizione e si aprono al mondo, al futuro e all’innovazione grazie alla grande passione con la quale operiamo da sempre. L’ingresso nella Motor Valley è quindi il miglior riconoscimento per quanto abbiamo fatto e stiamo facendo nel nostro settore».

La vostra azienda viene spesso riconosciuta come una delle migliori in cui lavorare, segno di una grande attenzione al fattore umano. In che modo una grande azienda internazionale riesce a non perdere di vista la propria umanità, sia con i collaboratori che con i clienti?
«Nella mission aziendale abbiamo da sempre incluso la costruzione di uno spirito di squadra e la costante attenzione al fattore umano, sia dei dipendenti sia dei clienti. Anche negli ultimi anni siamo stati inseriti tra le 400 aziende dove si lavora meglio in Italia e a dirlo sono stati proprio i nostri dipendenti, intervistati attraverso panel online anonimi di un istituto di ricerca indipendente tedesco. Questo risultato testimonia come il nostro impegno costante ad investire in risorse umane, formazione e qualità del lavoro ci stia premiando. A concretizzare questo concetto è peraltro anche il nostro payoff: “Quality Work. Quality Life”, slogan che sancisce l’inscindibile legame tra condizioni lavorative e qualità di vita. Inoltre, cerchiamo di collaborare con il territorio e con la scuola, tanto che nel 2017 abbiamo ottenuto il prestigioso riconoscimento di Confindustria Impresa Amica delle Scuole. Sono centinaia gli studenti italiani ed europei che ogni anno vengono ospitati nei nostri stabilimenti e coinvolti in percorsi di conoscenza dei processi produttivi. Tra le nostre collaborazioni, forse più significativa è la sinergia con Its Maker di Reggio Emilia, con la quale al corso di Tecnico Superiore in Sistemi Meccatronici si è aggiunta la più recente collaborazione per un nuovo corso di Tecnico Superiore per la gestione integrata dei processi industriali sui concetti di industrializzazione, supply chain, lean production e Industria 4.0».

La transizione ecologica è una delle sfide per il domani da affrontare già oggi e ha un valore in più per il settore dell’agricoltura, quello i cui operano i vostri clienti. In che modo state fronteggiando questo passaggio cruciale?
«La nostra azienda punta a raggiungere un equilibrio stimolante e strategico per lo sviluppo sostenibile della comunità: macchina, uomo e ambiente insieme, in una sinergica e positiva tensione volta a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere le generazioni future. Oggi, grazie a processi interni di verticalizzazione dell’attività, produciamo internamente circa il 65% del valore medio dei componenti dei nostri trattori. Questo ci assicura un elevato standard qualitativo del prodotto finale, reso possibile anche dal costante rinnovamento tecnologico degli impianti, oggi sempre più improntato sul concetto di Industria 4.0, sulla formazione specialistica del nostro personale che può contare su un aggiornamento continuo e, non ultimo, su un grande impegno, anche finanziario, in ricerca e sviluppo che impiega il 5,5% del fatturato annuo. L’impegno rivolto alla tutela dell’ambiente si concretizza in progetti concreti, come Waterwall, ad esempio, grazie al quale dal 2010 abbiamo tagliato l’utilizzo dei lubrorefrigeranti attraverso un processo di rigenerazione. Senza dimenticare gli investimenti in elettrificazione che hanno portato alla realizzazione del sistema Electra – Evolving Hybrid – di Landini Rex4, vincitore del premio Novità Tecnica Eima International. Il concept, che anticipa la futura produzione, è un trattore ibrido che offre un risparmio di carburante del 10%, un miglioramento dell’angolo di sterzata del 15% e una maggiore stabilità nel trasporto».

di Enrico Finocchiaro